Condiscepoli di Agostino
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Il discernimento oltre le norme puramente giuridiche

Papa Francesco, fermissimo nel patrimonio della dottrina cristiana, della cui autenticità e integrità è custode e garante, in quanto successore di Pietro, guarda in volto le persone e considera le stesse norme canoniche a servizio della persona, mai come pietre da scagliare contro...

Parole chiave: Amoris Laetitia (21), mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo di Verona (245)

Papa Francesco, fermissimo nel patrimonio della dottrina cristiana, della cui autenticità e integrità è custode e garante, in quanto successore di Pietro, guarda in volto le persone e considera le stesse norme canoniche a servizio della persona, mai come pietre da scagliare contro. Ma, mentre il Papa ribadisce che non possono esistere normative valide per tutti, e che occorre il discernimento nei casi particolari secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo, fa appello agli stessi divorziati risposati affinché abbiano il coraggio di interrogarsi su che cosa era capitato, su come si stanno comportando, al fine di prendere coscienza della loro reale situazione davanti a Dio. Il discernimento infatti va fatto secondo verità e carità. Per cui a nessun sacerdote è lecito concedere rapidamente eccezioni, anche per evitare che appaia che la Chiesa sostenga una doppia morale (Cf AL 300).
L’appello del Papa ad un discernimento speciale trova motivate ragioni da sempre espresse dalla morale della Chiesa, anche se mai si deve pretendere di ridurre le esigenze del Vangelo. Ci sono condizionamenti e circostanze attenuanti. Perciò non è possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione irregolare vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante (Cf AL 301). Qualcuno, precisa il Papa, può trovarsi in situazioni che non gli permettono di comportarsi diversamente (Cf AL 301). A conferma delle sue affermazioni cita anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, il quale annota: “L’imputabilità e la responsabilità di una azione possono essere diminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici e sociali” (302; CCC 343). E, riportando sempre il CCC dichiara che ci sono insomma circostanze attenuanti che vanno prese in seria considerazione: “Di conseguenza, un giudizio negativo su una situazione oggettiva non implica un giudizio negativo sulla imputabilità o sulla colpevolezza della persona coinvolta… In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso” (ivi), anche se è importante formare una coscienza vera e retta (ivi), illuminarla e formarla al senso del discernimento responsabile, assieme al pastore (Cf AL 303). E aggiunge: “Questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo” (ivi), convinti tuttavia che tale discernimento è dinamico, sempre aperto a nuove tappe di crescita (ivi).
Sarebbe meschino misurare l’agire di una persona dentro una legge o dentro norme generali, che restano comunque punti di riferimento. C’è sempre indeterminazione, come precisa lo stesso San Tommaso, nell’agire morale umano (Cf AL 304). Il Papa ne trae le conseguenze, che hanno messo parecchi in difficoltà, mentre meritano seria attenzione, anche nelle sfumature: “Pertanto un pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni irregolari, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone. La legge naturale è una fonte di ispirazione oggettiva per il suo processo, eminentemente personale, di presa di decisione. A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa” (AL 305). Il Papa conclude la sua argomentazione che delinea il senso del discernimento con le seguenti precisazioni di carattere spirituale e pastorale: “Credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e scoraggiamo percorsi di santificazione... Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esternamente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà” (AL 305). In ultima istanza, occorre comunque tener presente la legge suprema del Vangelo, la legge dell’amore misericordioso: “In qualunque circostanza, davanti a quanti hanno difficoltà a vivere pienamente la legge divina, deve risuonare l’invito a percorrere la via caritatis” (AL 306).

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