Condiscepoli di Agostino
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I segni della Trinità nell’uomo svelati dalla Scrittura

Dopo aver precisato che la creazione informe, cioè la massa informe primordiale, era destinata alla creazione armoniosa caratteristica del cosmo, Agostino fissa l’attenzione sull’armonia dell’essere uomo. E l’armonia la riscontra nel suo essere immagine e somiglianza di Dio nella sua triplice dimensione di essere, conoscere e volere, che ogni persona riscontra in se stessa quando si predispone a riflettere: “Chi mai può comprendere la Trinità onnipotente?

Dopo aver precisato che la creazione informe, cioè la massa informe primordiale, era destinata alla creazione armoniosa caratteristica del cosmo, Agostino fissa l’attenzione sull’armonia dell’essere uomo. E l’armonia la riscontra nel suo essere immagine e somiglianza di Dio nella sua triplice dimensione di essere, conoscere e volere, che ogni persona riscontra in se stessa quando si predispone a riflettere: “Chi mai può comprendere la Trinità onnipotente? E chi non parla di Lei, se tuttavia ne parla? Rara è l’anima che, quando parla della Trinità, sa quello che dice. Si litiga e si discute. Eppure nessuno raggiunge questa visione se non è in pace. Vorrei che gli uomini pensassero alle seguenti cose, guardando in se stessi... Le cose di cui sto parlando sono tre: essere, conoscere e volere. In effetti, io sono, conosco, voglio: sono conoscendo e volendo; conosco di essere e volere; voglio essere e conoscere. Ebbene, come in queste tre cose la vita sia inseparabile e sia un’unica vita, la mente sia unica e unico l’essere e infine come sia inseparabile questa distinzione che pure è una distinzione, lo veda chi può”.
Ma a questo punto Agostino tenta di applicare le tre categorie di essere, conoscere e volere al Mistero trinitario e si chiede se vadano applicate ognuna ad ogni Persona della Trinità o se tutte e tre vanno applicate all’intera Trinità: “Chi potrebbe facilmente pensare se è a causa di queste tre cose che in Dio c’è Trinità o se si trovano tutte e tre nelle singole persone in modo da essere tutte e tre in ciascuna o se e l’una e l’altra cosa si verificano in maniera meravigliosa in modo semplice e molteplice, in quanto la Trinità è in sé fine che non ha fine, per cui è, conosce se stessa e basta a se stessa, in maniera immutabile nella straordinaria grandezza della sua unità?”.
Fatte queste osservazioni, Agostino si proietta sull’orizzonte escatologico nel quale intravede il chiarore della Luce divina nella quale all’uomo salvato, dopo aver subìto ogni sorta di persecuzione soprattutto culturale, sarà dato di trovare la pace: “Quale sarà mai la luce di quella forma, quando lo vedremo così come Egli è e saranno finite le lacrime che sono diventate il mio pane giorno e notte, mentre ogni giorno mi sento domandare: «Dov’è il tuo Dio?»”.
Agostino anela alla luce eterna, nella quale trovare finalmente Dio: “Dico anch’io: «Dio mio, dove sei?». Ecco dove sei... in questa nostra peregrinazione da Lui abbiamo ricevuto il pegno di essere già luce”. E riscopre che il pegno della luce eterna di verità è già contenuta nei libri sacri. Di conseguenza, chiede a Dio di poterli comprendere nell’umiltà del cuore: “Signore, facci vedere i cieli opera delle tue dita. Fa’ il sereno davanti ai nostri occhi... non conosciamo altri libri che come questi abbattano la superbia... Fa’ che io li comprenda, Padre buono, poiché tu hai stabilito in maniera solida quelle parole per quanti si sono a Te sottomessi”.
Avvolto da queste intuizioni, Agostino sembra provare una certa qual invidia nei confronti degli angeli che non hanno bisogno delle divine Scritture, poiché il loro libro è Dio stesso: “Lodino Te le schiere sopracelesti dei tuoi angeli, che non hanno bisogno di levare gli occhi a questo nostro firmamento e di leggere per conoscere la tua parola. Infatti essi vedono il tuo volto sempre e ivi leggono quello che vuole la tua volontà, senza sillabe che risuonino nel tempo. Leggono, eleggono, prediligono. Sempre leggono e quello che leggono non passa mai. Leggono, eleggono e prediligono l’immutabilità del tuo disegno. Non si chiude il loro codice, né si piega il loro libro, perché Tu sei il loro libro e lo sei in eterno”.

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