Condiscepoli di Agostino
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Fare casa e buona scuola per i giovani

I giovani di tutti i tempi hanno cercato luoghi idonei alla loro vivace creatività relazionale. Il Papa si sofferma sulla necessità di sperimentare luoghi di accoglienza cordiale dei giovani che sperimentano una certa “orfanezza” (CV 216)...

I giovani di tutti i tempi hanno cercato luoghi idonei alla loro vivace creatività relazionale. Il Papa si sofferma sulla necessità di sperimentare luoghi di accoglienza cordiale dei giovani che sperimentano una certa “orfanezza” (CV 216). Ai “figli del fallimento [...] cresciuti in un mondo di ceneri, [...] in un deserto vuoto di significato” (Ivi) vanno offerti spazi di fraternità “attraenti dove si viva con un senso” (Ivi). I nodi educativi più problematici riguardano “i giovani cresciuti in esperienze di sradicamento e di caduta delle certezze di base, favorita dall’odierna cultura mediatica” (Ivi).
Occorre offrire a tutti i giovani la possibilità di “fare casa, fare famiglia” (CV 217). L’essere casa evoca legami forti, superamento dell’indifferenza e dell’estraneità, pazienza, disponibilità al perdono (Cfr Ivi). Il Papa riconosce il valore degli oratori e dei centri giovanili come “luoghi appropriati, che i giovani possano gestire a loro piacimento […], luoghi che li accolgano e dove possano recarsi spontaneamente e con fiducia per incontrare altri giovani […], dove vivono esperienze di amicizia e di innamoramento, dove si ritrovano, possono condividere musica, attività ricreative, sport, e anche la riflessione e la preghiera […]. In questo modo si fa strada quell’indispensabile annuncio da persona a persona, che non può essere sostituito d nessuna risorsa o strategia pastorale” (CV 218).
Soprattutto l’esperienza del gruppo, in cui è dato di sperimentare il senso bello dell’amicizia, delle relazioni di ampio respiro, senza sentirsi valutati e giudicati, costituisce una grande risorsa anche per la trasmissione della fede tra amici (Cfr CV 219).
Una parola singolare papa Francesco spende in favore della scuola in quanto istituzione educativa “piattaforma per avvicinarsi ai bambini e ai giovani. Essa è luogo privilegiato di promozione della persona” (CV 221). E ad essa è interessata la comunità cristiana nell’attenzione e nella formazione dei docenti e dei dirigenti (Cfr Ivi). Si inoltra poi nell’ambito della scuola cattolica. E a tale riguardo evidenzia alcuni pericoli nella gestione troppo ingessata della scuola cattolica. Afferma che è necessaria una disponibilità all’autocritica per esaminare se l’educazione al senso della fede cristiana non sia frenata dalla pura istruzione religiosa; se è più preoccupata di proteggere dagli errori che di favorire una formazione di ampio respiro, in modo che chi lascia la scuola cattolica non sia talmente critico nei suoi confronti da abbandonare insieme anche la fede (Cf Ivi).
Papa Francesco ha una visione grande della scuola cattolica, al punto che non esita a definirla “essenziale come spazio di evangelizzazione dei giovani” (CV 222). Precisa però che la scuola cattolica deve tenere sempre monitorati i criteri che la ispirano, in uscita missionaria, come “l’esperienza del kerygma, il dialogo a tutti i livelli, l’interdisciplinarietà e la transdisciplinarietà, la […] cultura dell’incontro, l’urgente necessità di ‘fare rete’ e l’opzione per gli ultimi, per coloro che la società scarta e getta via. E anche la capacità di integrare i saperi della testa, del cuore e delle mani” (Ivi). Occorre, osserva il Papa, favorire una cultura sapienziale che crei sapere “umano e umanizzante” (CV 223), non banale ed effimero. Inoltre, papa Francesco insiste sul valore troppo dimenticato della fatica nella conquista del sapere: “Lo studio serve a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita” (Ivi), senza mai lasciarsi incantare dalle sirene. Per questo addita in Ulisse, che per non cedere alle lusinghe delle sirene si è fatto legare all’albero della nave e si è tappato le orecchie con la cera, l’esempio da imitare. E non Orfeo che se ne è lasciato ammaliare.

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