Condiscepoli di Agostino
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Commento al Salmo 51

Questi i principali temi contenuti nel commento di Agostino al Salmo 51: c’è un regno terreno, dove c’è anche un regno celeste...

Parole chiave: Salmo 51 (1), Sant'Agostino (175)

Questi i principali temi contenuti nel commento di Agostino al Salmo 51: c’è un regno terreno, dove c’è anche un regno celeste. I cittadini di entrambe le città sono mescolati. Edificare una casa è di pochi; a distruggerla è capace qualsiasi ignorante. Non la ricchezza ma l’avarizia nel ricco va condannata: “C’è un regno terreno, dove c’è anche un regno celeste. Ambedue i regni hanno i loro cittadini peregrinanti, il regno terreno e il regno celeste, il regno da sradicare e il regno da impiantare per l’eternità. Ora in questo mondo i cittadini di entrambe le città sono mescolati; la compagine del regno terreno e la compagine del regno celeste sono mischiate. Il regno celeste geme tra i cittadini del regno terreno… Questi due generi di uomini sono oggi in terra. Di questi due generi di uomini canta questo Salmo. Osservate i due generi di uomini; uno è costituito da coloro che faticano, l’altro di coloro tra i quali si fatica; l’uno di coloro che pensano alla terra, l’altro di coloro che pensano al cielo; uno di coloro che mettono il cuore nelle bassezze, l’altro di coloro che congiungono il cuore agli angeli; l’uno di coloro che sperano nelle cose terrene, sulle quali ha potere questo mondo, l’altro di coloro che presumono delle cose celesti che ha promesso il non mendace Dio. Ma questi due generi di uomini sono frammisti. Troviamo talora un cittadino di Gerusalemme, un cittadino del regno dei cieli che amministra qualche cosa sulla terra… Non disperiamo dei cittadini del regno dei cieli, quando li vediamo amministrare qualche affare di Babilonia (della città terrena), qualche cosa di terreno nello stato terreno. Verrà il tempo della vagliatura. È necessario essere potente, ma nella bontà, non nella malizia… Edificare una casa è di pochi; a distruggerla è capace qualsiasi ignorante. Seminare il frumento, coltivare la messe, aspettare finché maturi, rallegrarsi del frutto per il quale si è lavorato, è di pochi; incendiare tutta la messe con una sola scintilla può farlo chiunque. Avere un figlio infante, una volta nato nutrirlo, educarlo, condurlo fino all’età giovanile è un grande compito; ucciderlo in un istante chiunque ne è capace. Pertanto le cose che si fanno per la distruzione, si fanno facilissimamente… ‘E la tua radice dalla terra dei viventi’. Perciò nella terra dei viventi noi dobbiamo avere radice. La nostra radice sia lì. La radice è nascosta; i frutti si possono vedere; la radice non può essere vista; la nostra radice è la nostra carità; i nostri frutti sono le nostre opere. Quando verrà il nostro giorno, cioè la manifestazione di Cristo, non c’è la possibilità di soccorrere; non come ora quando vedi un uomo che vive ingiustamente, e vuoi con lui affaticarti per correggerlo; poiché chi è ingiusto potrebbe essere giusto una volta convertito, allo stesso modo in cui anche il giusto al contrario può essere ingiusto. Pertanto non presumere di te, e nemmeno non disperare di quello; e adoperati, in quanto è nelle tue possibilità, se sei benevolo, se non ami la malizia al di sopra della benignità, di correggere sulla via buona un uomo che camminava su una via cattiva, errando… Osservate la compagine terrena: tu sei quanto possiedi! Nel regno dei cieli, invece, non prenderemo in considerazione le tuniche, ma il vestito, il cui fulgore è destinato alla giustizia… E perché sappiate che non la ricchezza ma l’avarizia nel ricco va condannata, state attenti a quello che dico: tu guardi a quel ricco che sta in piedi accanto a te; forse in lui c’è ricchezza e non avarizia, mentre in te non c’è denaro, ma avarizia”.
† Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona

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