Condiscepoli di Agostino
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Commento al Salmo 124

Sintesi del  commento di sant’Agostino al Salmo 124...

Parole chiave: Salmo 124 (1), Sant'Agostino (175)

Sintesi del  commento di sant’Agostino al Salmo 124: siamo affaticati ed esuli dalla Gerusalemme celeste ed eterna; siamo concittadini degli Angeli; sospiriamo alla patria dove Cristo ci ha preceduti; eravamo prigionieri dei barbari peggiori: satana e i suoi gregari; Cristo ci ha riscattati; gemiamo nel desiderio di essere liberati; seminiamo con larghezza opere buone nel campo della Chiesa; i poveri materiali e i poveri di risorse fisiche o morali si aiutino reciprocamente; il ricco trasportato attraverso il fiume da un povero.
“Come voi sapete, questo Salmo è il cantico di coloro che ascendono. Dove se non a quella superna Gerusalemme, madre di tutti noi, che è in cielo? Essa che è celeste è anche eterna; questa invece, che è in terra, è ombra di quella. Ma questa decàde, quella permane. In questa vita restiamo esuli da quella. E i nostri concittadini, gli Angeli, non ci hanno lasciati soli nell’esilio, ma hanno annunciato lo stesso Re che sarebbe venuto a noi. Ed è venuto. E ci ha insegnato a tollerare, poiché Lui ha tollerato; ci ha insegnato a soffrire, poiché Lui ha sofferto; e ci ha promesso la risurrezione poiché Lui è risorto. Se pertanto, fratelli, i profeti antichi sospiravano a quella città, quanto più noi dobbiamo sospirare là dove Egli stesso ci ha preceduti e da cui mai si è allontanato. Se lo diciamo nostro Redentore, eravamo tenuti prigionieri. Dove eravamo tenuti prigionieri? Forse presso i barbari? È peggiore dei barbari, il diavolo e i suoi angeli. Essi tenevano prigioniero il genere umano. Da essi ci ha riscattati, Lui che non ha dato per noi oro o argento, ma il suo sangue. Ecco perché gemiamo e in che modo gemiamo, perché ciò che speriamo, di certo lo aspettiamo, ma non lo possediamo ancora. L’uomo è cittadino di Gerusalemme, ma venduto sotto il giogo del peccato, è stato fatto prigioniero. In questa vita, che è piena di lacrime, seminiamo. Che cosa seminiamo? Le opere buone. Le opere della misericordia sono le nostre opere buone. Non vi è per voi campo più ampio per seminare di Cristo, il quale ha voluto che si semini in Lui. La vostra terra è la Chiesa. Seminate quanto più potete. Quanti doni si scambiano anche i poveri! Se sono poveri mendicanti coloro che fanno la professione di chiedere, nella sventura hanno anch’essi di che prestarsi reciprocamente. Dio non li ha abbandonati, perché fanno elemosina. Uno non è in grado di camminare; chi è in grado di camminare presta i suoi piedi allo zoppo; chi vede, presta i suoi occhi al cieco; e chi è giovane e sano presta le sue forze o al vecchio o al malato e lo sorregge: quello è indigente, questo è ricco. Può talvolta capitare che si trovi un ricco in condizione di povertà, e dal povero gli viene fatto un prestito. Viene un tale al fiume, tanto più delicato quanto più è ricco. Non è in grado di attraversare. Se passasse (il fiume) spoglio delle vesti, si prenderebbe un raffreddore, si ammalerebbe, morirebbe. Gli si avvicina un povero, alquanto esercitato nel corpo. Trasporta il ricco; fa una elemosina nei confronti del ricco. Perciò, non ritenete poveri solamente coloro che non hanno denaro. Guarda ognuno sotto il profilo della sua povertà. In effetti, tu sei ricco nei confronti di ciò di cui quello è povero. Per caso gli fai il prestito delle tue membra ed è più che fargli dono di denaro. Ha bisogno di un consiglio, tu sei pieno di saggezza; sotto il profilo del consiglio egli è povero, tu sei ricco. Ecco, non ti affatichi e non ci perdi qualche cosa. Dai un consiglio e hai fatto un’elemosina. Ora, fratelli miei, mentre parliamo voi siete come dei poveri nei nostri riguardi. E poiché Dio si è degnato di dare a me, di conseguenza diamo a voi, e tutti riceviamo da Lui, che solo è ricco”.

* Amministratore apostolico di Verona

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