Condiscepoli di Agostino
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Chiamati all’amore e alla famiglia

Di fronte al dilagare delle convivenze, papa Francesco non esita a riproporre la bellezza del matrimonio, la cui vocazione è rintracciabile nel loro stesso cuore: “I giovani sentono fortemente la chiamata all’amore e sognano di incontrare la persona giusta con cui formare una famiglia e costruire una vita insieme” (CV 259)...

Parole chiave: Mons. Giuseppe Zenti (309), Vescovo di Verona (244), Christus Vivit (10), Esortazione (27), Papa Francesco (112)

Di fronte al dilagare delle convivenze, papa Francesco non esita a riproporre la bellezza del matrimonio, la cui vocazione è rintracciabile nel loro stesso cuore: “I giovani sentono fortemente la chiamata all’amore e sognano di incontrare la persona giusta con cui formare una famiglia e costruire una vita insieme” (CV 259). Ecco la questione di fondo: incrociare “la persona giusta!”. Non la più avvenente, la più ricca, la più simpatica. Quella giusta! Ciò fa attenti a non precipitare la scelta, ma di valutarla insieme attentamente, senza sognare personaggi da favola. Che i giovani sognino è connaturale. Ma siano sogni all’altezza di una vocazione. Formarsi la propria famiglia, ad esempio: “Mi piace pensare che due cristiani... hanno riconosciuto nella loro storia di amore la chiamata del Signore, la vocazione a formare di due, maschio e femmina, una sola carne, una sola vita. E il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso” (CV 260). Vivere dunque solo nel rapporto a due, ma i due nel grembo dell’amore trinitario di Dio.
A questo punto il Papa focalizza l’argomento della sessualità che definisce dono di Dio, sulla quale non ha ragione d’essere nessun tabù: “Dio ci ha creati sessuati. Egli stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature... È un dono di Dio. Niente tabù” (CV 261). Non resta che puntualizzare il fine della sessualità. Fino al Concilio Vaticano II si accentuava lo scopo procreativo. Con il Vaticano II si mettono sullo stesso piano il fine unitivo e procreativo. Francesco lo ribadisce: “Ha due scopi: amarsi e generare vita... L’amore fra un uomo e una donna, quando è appassionato, ti porta a dare la vita per sempre... Con il corpo e l’anima” (Ivi).
Al di là di una diffusa disistima nei confronti dell’istituzione familiare, il Papa corregge la traiettoria opinionista quando afferma: “La famiglia continua a rappresentare il principale punto di riferimento per i giovani” (CV 262). Tant’è vero che i figli apprezzano moltissimo l’amore dei loro genitori, mentre ne soffrono tantissimo quando si incrina, dichiarando in tal modo che un matrimonio riuscito è ancora il sogno generale: “I figli apprezzano l’amore e la cura da parte dei genitori, hanno a cuore i legami familiari e sperano di riuscire a formare a loro volta una famiglia. Indubbiamente l’aumento di separazioni, divorzi, seconde unioni e famiglie monoparentali può causare nei giovani grandi sofferenze e crisi d’identità” (Ivi). Il Papa continua osservando il fatto che i figli di tali crisi familiari sono costretti a diventare adulti prima del tempo e, seconda osservazione, precisa quanto preziosa sia la presenza dei nonni soprattutto in tali situazioni.
Il Papa sente risuonare nel suo cuore l’obiezione radicale diffusissima: se le famiglie sono allo stato di sfascio, “vale la pena formare una nuova famiglia, essere fedeli, essere generosi”? (CV 263). Papa Francesco ribadisce il suo convincimento che “vale la pena scommettere sulla famiglia” (Ivi), come luogo di realizzazione anche umana più idonea. Sente tuttavia il dovere di segnalare come pericolo numero uno “una cultura del provvisorio che è un’llusione” (CV 264). Il matrimonio, sottolinea, non è fuori moda. E non è vero che le generazioni attuali sono incapaci di assumersi responsabilità (Cfr Ivi): sarebbe una squalifica ingiustificata nei confronti delle giovani generazioni attuali. Di conseguenza il Papa invita i giovani “A ribellarvi a questa cultura del provvisorio” (Ivi). Non gli resta che esortarli a prepararsi bene al matrimonio, imprimendo una adeguata formazione alla propria sessualità (Cfr CV 265). Infine il Papa segnala anche a chi non si ritrova né nella vocazione alla famiglia né in quella consacrata, il fondamentale e più radicale fondamento “vocazionale” nel Battesimo (Cfr CV 267).

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