Condiscepoli di Agostino
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Carlo Acutis santo singolare a soli 15 anni

Dal paragrafo 103 dell’Esortazione post sinodale Christus vivit, papa Francesco cambia stile di approccio. Da un approccio culturale di carattere generale, nel quale descrive la situazione fenomenologica che riguarda il mondo giovanile in un orizzonte mondiale, passa ad uno stile colloquiale rivolto ad ogni singolo giovane...

Dal paragrafo 103 dell’Esortazione post sinodale Christus vivit, papa Francesco cambia stile di approccio. Da un approccio culturale di carattere generale, nel quale descrive la situazione fenomenologica che riguarda il mondo giovanile in un orizzonte mondiale, passa ad uno stile colloquiale rivolto ad ogni singolo giovane.
Interessante quel confidenziale “Ti ricordo la buona notizia che ci è stata donata il mattino della risurrezione: che in tutte le situazioni buie e dolorose di cui parliamo c’è una via d’uscita” (CV 104). E intitola “C’è una via d’uscita” l’intera tematica che affronta subito. Già aveva parlato del mondo digitale con i suoi rischi, come quello di chiudersi, nell’isolarsi e qui torna a ribadirlo.
A questo punto il Papa ha una carta straordinaria da giocare: l’informatica in sé non è una realtà diabolica. Non va esorcizzata. Va usata con saggezza. Anche per trasmettere il Vangelo. Come ha fatto non un bigotto, ma un appassionato di Gesù Eucaristia, morto a quindici anni a Monza, di leucemia fulminante, in otto giorni nell’ottobre del 2006: Carlo Acutis. Dal 5 luglio 2018 venerabile. Esempio per giovani e non più giovani. Su Internet se ne possono raccogliere notizie interessanti. Un genio dell’informatica. E per questo “egli sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo, ossessionati dal tempo libero, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza” (CV 105). Studente alla scuola dei Gesuiti di Milano Leone XIII. Affabile con tutti. Sensibilissimo verso i poveri. Era un innamorato di Gesù Eucaristia. Ogni giorno partecipava alla Messa! Voleva far conoscere Gesù, trascurato perché appunto non conosciuto. Per questo aveva predisposto tutto per una mostra mondiale, mediatica, sui miracoli eucaristici. Era molto addolorato nel constatare gli stadi gremiti di giovani per concerti e le chiese troppo abbandonate. Era preoccupato della sorte dei suoi coetanei che fanno mostra di originalità singolare, ma “in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento” (CV 106). Forse uno degli aforismi che ne riassumono il pensiero e che meritano di essere evidenziati è il seguente: “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie” (Ivi).
Forte di questo esempio da imitare, il Papa rilancia ai giovani il suo slogan ripetuto mille volte: “Non lasciare che ti rubino la speranza e la gioia, che ti narcotizzino per usarti come schiavo dei loro interessi. Osa essere di più, perché il tuo essere è più importante di ogni altra cosa. Non hai bisogno di possedere o di apparire” (CV 107). E alza l’asticella della riuscita nella vita, proponendo come meta la santità! (cfr Ivi). Audacia o pura fiducia e benevolenza? Chi crede infatti nei giovani di oggi? Giovani capaci di protagonismo nel bene e non gregari intontiti di chi li manipola! Papa Francesco assicura loro un credito di fiducia. Sulla scorta di un poeta a lui conosciuto, il Papa esorta i giovani ad essere umili perché “ciò che l’albero ha di fiorito vive di ciò che ha sotterrato” (CV 108). Infine esorta i giovani a lasciarsi rinnovare da Gesù e a stare insieme con altri che amano Gesù, facendo il più possibile vita comunitaria, evitando ad ogni costo l’isolamento. Insieme e insieme con Gesù non si può che essere entusiasti (Cfr CV 109-110).
† Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona

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