Commento al Vangelo domenicale
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Un banchetto di nozze da non perdere

Matteo 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Parole chiave: Vangelo (387), XXXII Domenica del Tempo Ordinario (4)

Con il Vangelo di oggi, abbandonate le discussioni con l’autorità politica e religiosa di Gerusalemme, entriamo nell’ultimo dei cinque discorsi che Matteo mette sulla bocca di Gesù nel suo libro, e che ha per tema proprio gli ultimi tempi. La parabola che apre il capitolo venticinquesimo e viene proclamata in questa domenica è un chiaro invito alla vigilanza per essere sempre pronti nell’attesa del Signore che viene.
La parabola viene introdotta da una breve annotazione che recita: «Il regno dei cieli è simile...» ad indicare che quanto segue è strettamente legato al tema del Regno; l’ambiente in cui è collocata la parabola rimanda alle consuetudini nuziali dell’antico Vicino Oriente: due cortei si formavano a casa dello sposo e a casa della sposa e si recavano al luogo della celebrazione delle nozze e del grande banchetto.
L’attenzione della parabola però è centrata sul corteo dello sposo e i protagonisti sono lo sposo medesimo e il corteo formato da dieci vergini suddivise in due gruppi: cinque stolte e cinque sapienti. La differenza risalta quando arriva lo sposo e c’è bisogno di ravvivare la fiamma delle lampade nuziali: le vergini sapienti si sono procurate dell’olio di riserva per garantirsi l’elemento indispensabile per far funzionare le lampade; le vergini stolte non hanno provveduto all’olio di riserva e non possono partecipare al corteo e al banchetto nuziale e quando riescono a procurarsi dell’olio ormai è troppo tardi per poter essere ammesse al banchetto.
La loro stoltezza è consistita più che nel non prevedere normali lungaggini nelle trattative nuziali del tempo, nell’aver stimato poco quella festa di nozze alla quale pure loro erano state invitate: il loro è stato un grave errore di discernimento e rende comprensibile la conclusione della parabola con lo sposo che dichiara l’impossibilità di ammetterle al banchetto di nozze, lasciando intravvedere nello sposo la figura del Signore Gesù, giudice della storia.
L’elemento determinante per la comprensione della parabola è dunque l’olio delle lampade che indica non solo un elemento per il culto (le lampade al tempio) ma anche e soprattutto il cammino di conversione e di perseveranza che va costruito ogni giorno con la grazia di Dio e con il proprio impegno “a caro prezzo”, per usare un’espressione tanto cara a Bonhoeffer.
Le vergini sapienti richiamano la donna forte descritta nel libro dei Proverbi (Pv 31,10-31) che rappresenterebbe la sapienza e l’olio con il quale mantiene viva la sua lampada indicherebbe proprio la capacità di gestire la vita con parsimonia e scienza. Le vergini sagge rappresenterebbero dunque i discepoli che nel loro cammino terreno hanno faticato per il Regno, con i loro limiti e anche con i loro peccati, ma sempre protesi alla conversione in attesa del Signore; al contrario le vergini stolte rappresenterebbero coloro che hanno posto al centro della vita altri interessi lasciando che l’olio delle lampade si esaurisse e facendosi trovare impreparati all’appuntamento decisivo della loro vita.
È evidente quindi che l’insegnamento della parabola non è solo un generico invito ad essere pronti per l’appuntamento finale, ma è tutta la vita, pur con alti e bassi inevitabili, che è chiamata ad essere vissuta in costante tensione, in preparazione al grande incontro con il Signore: risulta evidente l’enorme differenza tra chi si chiude nell’interesse immediato e spesso superficiale (il carpe diem) e vi spende la vita come unica possibilità di gratificazione, e chi vive la vita nella prospettiva del Regno, dell’eternità: non la butta via certo in cose futili e vane, ma la vive in pienezza nell’amore di Dio e del prossimo nell’attesa che questa pienezza sia resa definitiva nella vita eterna.
Spender bene la propria vita non vuol dire vivere una vita triste e piena di rinunce, quasi che il cristiano non possa apprezzare la bellezza anche della vita presente, ma, come colui che trova un tesoro nel campo, è capace di valutare a cosa vale la pena di rinunciare per possedere l’immensa fortuna che l’attende: fin da ora la sua la vita è ricca del tesoro trovato e che fruttificherà definitivamente nell’eternità.

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