Commento al Vangelo domenicale
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La storia è guidata dalla Parola di Dio

Luca 3,1-6

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!»

Nella seconda domenica di Avvento l’evangelista Luca presenta la figura di Giovanni Battista: “Voce di uno che grida nel deserto”, in un periodo storico ben definito politicamente. È l’anno 28/29 d.C., il quindicesimo di Tiberio delineato dalla presenza di una gerarchia sociale e religiosa dalla quale dipendeva il controllo delle leggi civili, morali e religiose. Tiberio Cesare, Ponzio Pilato, Erode e i sommi sacerdoti Anna e Caifa sono espressioni del potere politico, sociale e religioso: un potere che divide e che proviene dall’esterno. In questo contesto storico, nella linea della storia umana con le sue fatiche e le sue miserie “la parola di Dio venne su Giovanni”. Il mondo sembra totalmente controllato da questi signori che si distribuiscono nelle diverse regioni per governarle. L’evangelista ci dice invece che la storia è guidata dalla Parola di Dio. L’arrivo della Parola comporta una svolta, come abbiamo letto all’inizio della Genesi, quando la Parola scese sul caos, donando armonia e coinvolgendo l’uomo. La Parola ora scende su Giovanni e Giovanni inizia a predicare in tutta la regione del Giordano. Il luogo in cui Giovanni accoglie, fa proprio, interiorizzando in maniera profonda il messaggio di Dio, è il “deserto”. È questo il primo messaggio del Vangelo odierno per noi che ci accingiamo ad accogliere la venuta di Gesù: essa è comprensibile solo se riusciamo a fare deserto dentro di noi. Ancora una volta il Signore ci offre la possibilità di non svilire un momento così importante con false luminarie e vuote compensazioni. L’occasione è propizia per fermarci ad ascoltare, dentro una condizione di verità, che sappia fare silenzio attorno, per riconoscere la voce del Signore dentro ai nostri cuori, il messaggio di salvezza che Egli vuole donare alla nostra vita, in questo preciso momento storico. Giovanni non vive fuori dal mondo, isolato nella sua campana di vetro. Egli agisce nel quotidiano, disposto ad offrire la sua vita per amore di Dio. Le difficoltà non mancano, le incertezze, le paure, le incomprensioni, le asprezze. Ma il suo agire è frutto di un rapporto profondo con il Padre, della consapevolezza che solo in Dio è possibile trovare la gioia vera, la serenità che ogni uomo va cercando. È questa la conversione che Giovanni Battista chiede con il suo grido ruvido e sferzante: “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. L’indicazione è quella di non accontentarci, di sentire l’esigenza di andare più a fondo, di riscoprire dentro i nostri cuori la forza di un amore che non può sopirsi in modi e luoghi abitudinari, ma che si sforza di rispondere con coraggio e speranza alle tante situazioni di morte che ci circondano, di negazione dell’esistenza di tanti fratelli e sorelle che vivono di stenti, che faticano a sopravvivere, che sono schiacciati dal peso della miseria, della corruzione, del peccato morale. Papa Francesco, nel suo recente viaggio in Africa, ci ha ancora una volta dato un esempio concreto che tutto questo è possibile, se i nostri cuori sanno accogliere il grido di coloro nei quali il Signore si manifesta.
L’evangelista Luca colloca questa Parola in un luogo e in un tempo ben delineati, con uomini determinati. Tuttavia questa Parola così storicamente contestualizzata, è universale e si colloca in uno spazio rivolto agli uomini di ogni tempo: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Luca, come Marco e Matteo, riporta la citazione del profeta Isaia: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (Is 40,3-5), ma è il solo a concludere con le parole: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. La salvezza è per ogni uomo. Gesù viene tra noi per portare il suo amore a tutti senza distinzioni, senza nessuna esclusione: anche a coloro che non lo conoscono e che appartengono ad un’altra religione, perché la parola di Dio ci rassicura: Egli “Vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Il messaggio è importante soprattutto per noi: la conversione, la salvezza è per ciascuno di noi. Il Signore viene nel mondo per assicurarci il Suo amore, per dire che nulla, nemmeno i peccati più gravi, potranno toglierci l’amore del Padre. Giovanni Battista ci incoraggia a prendere la via della salvezza, ad abbandonare i sentieri contorti, a spianare le cime che ci impediscono di vedere l’orizzonte della gioia e a fidarci di Dio, perché è Lui il Signore della storia, nessun altro, e solo in Lui troveremo la vera pace e la gioia del cuore: “Posso dire che le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 7).

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