Commento al Vangelo domenicale
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La necessità di pregare sempre, senza stancarsi

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

La necessità di pregare sempre, senza stancarsi

Il caso giudiziario evocato da Gesù in questa parabola, che solo l’evangelista Luca ci riferisce, è tratto dal vivo, quasi in presa diretta. Nel racconto due personaggi sono ritratti con finezza così da diventare due figure emblematiche. Da un lato si erge un magistrato arrogante, convinto di non avere nessuno sopra di sé e di avere sotto i suoi piedi solo sudditi. Un individuo che non teme Dio, quindi senza fede, che non ha riguardo per nessuno, pertanto senza carità. È la rappresentazione della prepotenza del potere, una presenza purtroppo costante nella storia, già denunciata in modo lapidario dal profeta Isaia. Sull’altro lato c’è la vedova che, soprattutto nel passato, era la persona più esposta al sopruso, tant’è vero che Dio stesso è invocato nell’Antico Testamento come il difensore delle vedove, ormai prive della tutela del marito, e i profeti ammoniscono: «Difendete la causa della vedova».
Ma la vedova della parabola ha una caratteristica decisiva. È vittima, ma non rassegnata o disperata. Il suo coraggio non si incrina e continua a reclamare il suo diritto davanti al giudice arrogante e indifferente. La sua instancabile perseveranza non si infrange di fronte alla porta chiusa, al rifiuto annoiato e alla reazione stizzita. La sua protesta risuona nelle gelide aule giudiziarie con quel monito inesorabile: «Fammi giustizia». Ed ecco, alla fine, la svolta. Il giudice iniquo si accorge che nulla potrà spegnere quest’ansia di giustizia e, pur ignorando il rispetto per l’etica della sua professione, egli, spossato dall’insistenza, decide di liberarsene facendo giustizia.
In questa parabola sono due i temi che Gesù affida ai suoi ascoltatori e alla loro riflessione. Il primo è marcato esplicitamente dallo stesso Luca nell’apertura: “Gesù diceva una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. Si tratta, quindi, della perseveranza, della fedeltà nella preghiera. La qualità fondamentale della vedova è la sua implacabile costanza che ignora il silenzio del giudice, l’amarezza della sua indifferenza e persino la durezza della sua larvata ostilità. La parabola rimarca una qualità indispensabile della preghiera: la fedeltà anche nei momenti dell’apparente silenzio di Dio, nel tempo dell’aridità del cuore umano e delle oscurità della vita.
Il secondo tema è costituito da un’altra, più sottile, ma altrettanto importante indicazione sulla preghiera, quella sulla certezza dell’ascolto. Se un giudice corrotto e ingiusto come quello della parabola è pronto a cedere di fronte alla costanza di una vedova indifesa ed implorante, quanto più lo farà il Giudice giusto e perfetto che è Dio.
Appare, così, un nuovo aspetto, abbastanza sorprendente nel contesto di questa parabola apparentemente così gelida: la fiducia nella paternità di Dio è la radice della preghiera e ne comanda lo stile e l’atmosfera. Non per nulla il testo biblico che rappresenta in maniera più luminosa il rapporto orante tra Dio e l’uomo, il Salmo 131, usa come immagine quella di un bimbo svezzato in braccio a sua madre, a lei totalmente abbandonato e con una fiducia senza confini.
La frase finale che Gesù pronuncia sintetizza idealmente le due tesi della lezione sulla preghiera che oggi Gesù ha impartito: da un lato c’è il nostro grido giorno e notte, un grido che è quindi costante e fiducioso; dall’altro c’è Dio che fa giustizia a tutti i suoi figli.
Don Maurizio Viviani

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