Commento al Vangelo domenicale
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Fino a qui e non oltre

Matteo 4,1-11

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Parole chiave: I Domenica di Quaresima (6), Vangelo (388)
Fino a qui e non oltre

In Cristo nel deserto il pittore russo Ivan Kramskoj raffigura Gesù al termine dei quaranta giorni che ha trascorso nel duello con Satana. Il dipinto mostra Gesù seduto, pensoso e spossato dalle prove diaboliche. Ha le mani nervosamente congiunte. È un segno della fatica sopportata nel lungo tempo della prova. Sembra guardare nel vuoto. Pare la personificazione del desolato paesaggio che lo circonda. Siede su una grande pietra inospitale, una sorta di trono che rende visibile la vittoria finale sul principe della tentazione. La meravigliosa luce dell’alba sullo sfondo è espressione della vittoria che ha conquistato.
Nel quadro è forte il senso di trascendenza, suggerito dall’utilizzo di una singolare prospettiva, che combina con perizia una visione dal basso, in primo piano, con una veduta panoramica dall’alto, trasmettendo così la sensazione di trovarsi su una montagna. L’opera mostra il momento finale dell’azione creata da Satana in modo strategico e subdolo, ovvero con l’utilizzo strumentale della parola di Dio per piegare Gesù alla propria volontà.
Il lungo tempo della tentazione che Gesù affronta nel deserto, luogo della preparazione ad una missione divina, lo vede alla fine vincitore e – se diamo credito all’immaginazione del pittore – lo lascia esausto, sfinito.
Satana chiede di ripetere il miracolo della manna, trasformando le pietre in pani; di apparire nel tempio come il liberatore finale; di accettare dalle sue mani il dominio del mondo. Gesù risponde per le rime, ovvero a suon di parola di Dio, all’astuto avversario, per l’appunto, diabolico nel modo di proporsi e di sedurre a sé l’inviato di Dio.
Il diavolo trova chi ne limita la potenza e ne smaschera le intenzioni. Voleva portare Gesù sulla strada dell’ostentazione della potenza taumaturgica. Voleva piegarlo con le lusinghe del potere, del trionfo e della gloria. Si vede costretto a ridimensionare le proprie ambizioni di dominio. Avverte che la sua potenza non è più incontrastata. Anzi, deve fare un inaspettato dietrofront.
Il diavolo, che nella storia aveva portato l’umanità ad una ininterrotta sequela di divisioni, distruzioni, conflitti interiori, annebbiando il vero volto di Dio, riceve da Gesù un primo, deciso scacco che ne limita il raggio d’azione e l’efficacia. Satana avrà ancora margini di manovra, ma non potrà disporre dell’incontrastato potere che presumeva di avere prima di questa lunga prova con il Figlio di Dio. Avverte che può fare molto, ma non tutto. Fino qui, non oltre.
L’esperienza dei quaranta giorni di Gesù nel deserto anticipa ciò che egli sperimenterà nella sua vita pubblica: sarà costellata dalle lusinghe dei tentatori che lo seguono da vicino: i capi dei Giudei, la gente, i discepoli, lo stesso Pietro. Avverte che nelle loro prospettive si nasconde il veleno di un’azione diabolica. Non si lascerà tuttavia vincere dalle tentazioni, seguendo fino in fondo la volontà del Padre.
La pagina delle tentazioni si conclude con il ritiro del diavolo e con la venuta degli angeli che portano del cibo a Gesù. Ciò che lui non ha voluto chiedere con un miracolo, gli viene offerto in dono. Dio si prende cura di chi si è affidato alla sua volontà

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