Una tragica vicenda di bullismo tratta da una storia vera
Il ragazzo dai pantaloni rosa
(Italia, 2024)
Regia: Margherita Ferri
Con: Samuele Carrino, Claudia Pandolfi, Andrea Arru, Sara Ciocca, Corrado Fortuna
Durata: 121 minuti
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/adatto per dibattiti

Schermo nero. Voce fuori campo: «Oggi avrei avuto 27 anni. Avrei avuto. Se non avessi avuto l’idea di …». Un incipit decisamente a impatto, soprattutto se si considera che il lungometraggio è basato su una storia vera. Il ragazzo dai pantaloni rosa ha portato sul grande schermo il tragico episodio di Andrea Spezzacatena (interpretato da Samuele Carrino), un ragazzo che, vittima di bullismo, appena compiuti i 15 anni si è tolto la vita il 20 novembre 2012. Il titolo, che ricalca il nome della pagina Facebook creata per deriderlo, racconta di un “incidente domestico”: un paio di pantaloni rossi comprati dalla mamma Teresa (interpretata da Claudia Pandolfi) e scoloriti al primo lavaggio. Se già alcuni compagni di classe lo prendevano in giro fin dalle medie, la scelta di indossare questi pantaloni acuisce notevolmente gli atti denigratori. A questo si unisce il divorzio dei genitori e il forte senso di responsabilità nei confronti del fratello più piccolo. Un “mix emotivamente letale” che lo porta al gesto estremo.
L’apprezzabile lavoro della regista Margherita Ferri se da una parte ha riscontrato non poco successo (tanto dal passaparola quanto dalla scelta operata da molte scuole di andarlo a vedere per sensibilizzare sul delicato tema del bullismo e del cyberbullismo) dall’altra parte presenta alcune scelte perlomeno discutibili. La voce narrante fuori campo, per esempio. Già il fatto che sia la voce di un morto lascia alquanto a desiderare, ma anche la scelta di numerosi interventi a mo’ di spiegoni, la rende un po’ troppo invadente. La forte empatia, poi, che fotogramma dopo fotogramma, cresce per solidarietà del pubblico nei confronti del protagonista, se da una parte aiuta ad entrare maggiormente nel film, dall’altra fa sembrare che la soluzione scelta da Andrea fosse l’unica possibile nella sua situazione. Così come le figure degli adulti (dai genitori agli insegnanti) sono praticamente insignificanti ed educativamente assenti. Numerose scene che vedono presenti solo Andrea e Cristian (il bullo) sembrano lasciare intendere una forma di attrazione del primo nei confronti del secondo: attrazione sempre smentita dalla madre stessa del protagonista della storia (vera, invece, la sua relazione con Sara).
La pellicola non ha intenti biografici o documentaristici, quindi le scelte di sceneggiatura e regia sono assolutamente legittime e atte a rendere più godibile la storia. Ciò non toglie che essendo basato su una storia vera, non sempre appare chiaro agli spettatori cosa appartenga alla cronaca e cosa no.
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