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Sotto “La legge del mercato” c’è l’uomo

La legge del mercato
(Francia, 2015)
regia: Stéphan Brizé
con: Vincent Lindon, Karine de Mirbeck, Matthieu Schaller
durata: 92 min.
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/dibattiti

Sotto “La legge del mercato” c’è l’uomo

Ci sono attori che pensano al loro mestiere non solamente come l’occasione per dar sfoggio delle proprie capacità di interpretazione, ma anche come opportunità per fornire senso pratico ad un impegno civile. Da noi il massimo esponente di un tale atteggiamento, formidabile e irripetibile, fu Gianmaria Volonté.
Oltralpe sembra essere Vincent Lindon a portare avanti una tradizione di engagement che era forse troppo di moda qualche decennio fa, ma che oggi appare sempre più rara. Conferma questo La legge del mercato, diretto da Stéphan Brizé, che Lindon ha anche aiutato a produrre, rinunciando a una parte del suo compenso.
L’attore francese interpreta un uomo di cinquantun anni, Thierry, che ha perso il lavoro e ne cerca uno nuovo. Come molti suoi coetanei, non solo in Francia purtroppo, è troppo giovane per poter pensare alla pensione, ma viene considerato troppo anziano per investimenti che il mondo dell’impresa tende sempre più a fare in tecnologie e macchine e sempre meno in esseri umani. Trova occupazione come guardia in un ipermercato, con l’incarico di assicurare alla giustizia i colpevoli di furti ai danni della struttura commerciale.
L’altra particolarità di realizzazione, che rende questo film ancora più significativo, è che molti dei personaggi che interagiscono col protagonista sono interpretati da persone che nella vita reale fanno lo stesso mestiere. Questa scelta, che rimanda al neorealismo, rende l’opera di Brizé ancora più credibile non solo per la naturale empatia che nasce tra l’interprete e il ruolo, ma anche per il coinvolgimento e l’identificazione che vengono offerti allo spettatore.
Ricollegandosi anche alla sempre importante lezione dei film dei fratelli Dardenne, Brizé e Lindon costruiscono un film certamente non facile, non consolatorio, aspro e doloroso, ma di ottima resa spettacolare e di assoluto valore sia estetico che etico.
Le armi di distrazione di massa, come qualcuno ha con sagacia ricordato, della pubblicità e del marketing hanno convinto molti di noi che il consumo, anche quello delle persone in carne ed ossa, sia la naturale propensione dell’essere umano.
Un film come La legge del mercato – per il quale il protagonista ha in modo sacrosanto vinto la Palma d’oro come miglior attore all’ultimo Festival di Cannes – ci ricorda invece che ben altri dovrebbero essere i punti di riferimento e i valori ai quali ispirarsi.
È un promemoria scomodo, ma importante.

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