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Niente noia e un finale memorabile

Star Wars: Gli ultimi Jedi
(Usa, 2017)
Regia: Rian Johnson
Con: Mark Hammill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Laura Dern, Kelly Marie Tran, Benicio Del Toro
Durata: 152’
Valutazione Cnvf: consigliabile/semplice

Parole chiave: Film (100), Cinema (99), Recensione (25), Star Wars: Gli ultimi Jedi (1), Guerre Stellari (2)
Niente noia e un finale memorabile

Un vero regalo di Natale, l’ottavo episodio di Guerre Stellari, perché si tratta di un ottimo film con momenti altissimi e un finale memorabile.
Rian Johnson, alla sceneggiatura e alla regia, è nato nel 1973. Aveva quindi quattro anni quando la saga di Star Wars comparve per la prima volta sugli schermi.
Deve aver macinato passione e competenza per anni, perché il suo lavoro è davvero di altissima qualità.
La storia riparte esattamente dal virtuale “continua” dell’episodio precedente. Rye (Daisy Ridley) è sull’isola nella quale ha ritrovato Luke Skywalker (Mark Hammill) per chiedergli di tornare a combattere contro le forze del Primo Ordine, capitanato dal perfido Leader Supremo Snoke (Andy Serkis), con Kylo Ren (Adam Driver) al suo fianco.
Nel frattempo, le forze della Resistenza cercano di difendere la Repubblica, dirette dalla principessa Leia (Carrie Fisher, alla sua ultima interpretazione prima della prematura scomparsa), con le punte di diamante dell’attacco dei ribelli che sono il pilota Poe Dameron (Oscar Isaac) e l’ex-soldato nemico Finn (John Boyega).
Non è possibile dire molto altro, per non rovinare la visione di una vicenda che riserverà non poche sorprese.
Entrano in scena alcuni personaggi nuovi come il cinico ma simpaticissimo ladro DJ (Benicio Del Toro) e la giovane Rose (Kelly Marie Tran), in apparenza semplice operaia della Resistenza ma che comincerà a dimostrare di essere molto di più.
È molto più accentuata l’ironia, rispetto all’episodio precedente, che recupera lo spirito delle origini e che affida una serie di esilaranti intermezzi soprattutto al vecchio amico Chewbacca e a un gruppetto di buffissimi animaletti (ci sono un paio di momenti in cui i personaggi lasciano quasi il posto agli attori, che come vecchi amici si prendono affettuosamente in giro).
Compare in un divertente e toccante cameo anche il vecchio saggio maestro Yoda (altrettanto saggiamente realizzato non in digitale ma in versione marionetta animata e doppiata dal suo degnissimo padre Frank Oz).
Fotografia, montaggio, effetti speciali, musiche, scenografia, costumi e trucco sono quanto di meglio si possa avere nei rispettivi campi.
E poi ci sono, alla fine di due ore e mezzo senza un attimo di cedimento o di noia, due minuti finali in cui non sono in primo piano né astronavi né armi ipertecnologiche né diavolerie di alcun tipo, ma tutti questi elementi restano un passo indietro e lasciano spazio ad una dimensione umana davvero di mirabile poesia ed emozione.

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