Cinema
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Ad affondare nella noia è lo spettatore

Uss Indianapolis
(Usa 2016)
 regia: Mario Van Peebles
con: Nicolas Cage, Tomas Sizemore, Matt Lanteu
durata: 128’

Ad affondare nella noia è lo spettatore

A segnare non proprio una rinascita, ma certamente una ripresa d’interesse per il cinema di guerra, genere importante sia dal punto di vista storico che da quello cinematografico, si annunciano nel periodo estivo alcune uscite di un certo interesse.
La principale sarà senz’altro Dunkirk, del fin qui bravissimo Christopher Nolan, atteso alla prova in un film non fantastico.
Nel frattempo, anticipando quello che si annuncia come uno dei film principali dell’anno, fa la sua apparizione nelle nostre sale la ricostruzione, invero di una notevole mediocrità nella riuscita finale, di quello che nei trailers viene descritto come “il più grande disastro della marina americana”.
Di un disastro purtroppo si trattò: nel 1945 erano quasi 1.100 le persone che lavoravano sulla Uss Indianapolis, incrociatore pesante che aveva portato alla base americana di Tinian una serie di componenti che sarebbero servite a realizzare la bomba atomica destinata a Hiroshima; la nave fu attaccata e affondata da un sommergibile giapponese la notte del 30 luglio.
I sopravvissuti, dopo giorni di mancate comunicazioni e gravi ritardi nei soccorsi, furono soltanto 317. Il capitano Charles Butler McVoy (Nicolas Cage, nel film) fu a torto ritenuto responsabile del disastro, anche se lo stesso comandante del sottomarino nipponico rilasciò delle dichiarazioni nelle quali sosteneva la piena correttezza del comportamento in stato di emergenza del suo avversario.
Ci sarebbe stata materia per un’opera di sicuro interesse, se fosse stata affidata a un diverso sceneggiatore (qui è Richard Rionda Del Castro, che figura anche come produttore) e a un diverso regista (Mario Van Peebles, attore e direttore di altre pellicole non memorabili).
Così non è stato, e il risultato, se non è il più grande disastro del cinema di guerra americano, certamente può concorrere a pieno titolo per l’inserimento ai primi posti nella classifica delle opere non riuscite.
Quella che manca, curiosamente, è proprio la tensione drammatica che ci si sarebbe aspettati in un racconto che mette insieme episodio di guerra (l’attacco del sommergibile nemico) e questione della sopravvivenza in mare, tra sole spietato, mancanza d’acqua dolce e squali in agguato.
Tutti questi ingredienti vengono mescolati senza grandi capacità, producendo una specie di stanco elenco di situazioni già viste mille volte, che coinvolgono in rarissimi momenti lo spettatore, più impegnato a sopravvivere alla noia che ad altro.

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