Caffè & brioche

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Ogni idea caritatevole e solidale diventa nulla quando sbatte contro la stupidità della burocrazia. Un esempio? A Roma sono stati destinati 15 milioni di euro da convertire in buoni pasto per chi non riesce a mettere insieme pranzo con cena (a volte nemmeno il pranzo). Ebbene, il Comune di Roma ha stabilito che, per ottenere il buono, occorre compilarlo on line e spedirlo via mail. Ma qual è il morto di fame che non ha un personal computer e una buona connessione internet? Magari appunto non ha cibo o generi di prima necessità, ma un Mac connesso ce l’hanno pure i barboni, no?

Sto cercando in tutti i modi di appassionarmi all’appassionante questione del taglio degli stipendi dei calciatori in questi due-tre mesi che non giocano. Io ci sto mettendo tutto il mio impegno, non mi si può rimproverare di non provarci.

Mi è piaciuto molto il provvedimento governativo che permette ai parenti e affini “fino al sesto grado” di aiutare nel lavoro dei campi, in particolare nella raccolta di fragole o asparagi. Non discuto il merito (la dizione deve rimediare alla vaccata di aver eliminato i voucher, conseguenza della vaccata del ministro Di Maio che eliminò per decreto la povertà). Gli asparagi vanno raccolti e non sprecati. Pensavo però che, nella ricerca di parenti fino a sesto grado, l’umanità risulterà grossomodo tutta imparentata. E io potrei essere affine di quinto grado a Di Maio. E aiutarlo a raccogliere le rape, specialità della sua famiglia.

Io, di mio, darei i pieni poteri a Giuseppe Conte. Ho però l’impressione che non saprebbe che farsene.

Dal fruttivendolo, tutti in ordine sparso e a canonica distanza. C’è chi è bardato che nemmeno gli anestesisti in rianimazione. Arriva un signore con mascherina in volto. Inizia una raffica di starnuti che non riesce a frenare. La gente lo guarda come si guarda uno zombie che ti esce dall’armadio. E lui: «Sono allergico! Sono solo allergico!!!», evitando così la lapidazione in pubblica quanto deserta via. A pensarlo solo un mese fa…

Ma: e l’invasione degli africani? Si sa più niente?

Mi aspettavo un dibattito un po’ più sostenuto e articolato sul “dopo”. Invece qui si vive come sospesi, in attesa che arrivi il fischio dell’arbitro e dichiari finita la partita. Non sarà così e noi non ci saremo preparati un granché, ad affrontare il fine-quarantena. E smettiamola col guardare i cinesi: cosa veramente facciano lì, e comunque come lo fanno, non sono esempi più di tanto interessanti.

Non era una “persona anziana con malattie pregresse”, ma un pezzettino della mia vita. Intelligenza acuta e vasta, carattere determinato e un po’ intransigente, troppe sigarette fumate… Ci eravamo incrociati a cavallo delle feste. Ti trovo bene, per te gli anni non passano mai, avevo detto io. Passano, passano – la risposta –, ma sono in un buon periodo. Questo qualche settimana prima che in televisione si cominciasse a parlare di un virus cinese.

Stucchevole, questo discorso sul fatto che si muoia per il Coronavirus o con il Coronavirus. Diciamo che, se non ci fosse questo virus, migliaia di persone non sarebbero morte in questi giorni. Alcune sì, ma tante no. Quindi si muore a causa del Coronavirus, punto. Non sarà la peste nera, ma le decine di bare allineate negli ospedali non si vedevano dal tempo di guerra. Andrà anche tutto bene, ma non per tutti, questa è la verità.

Quante cose cambieranno, il giorno che si tornerà alla normalità. A cominciare dall’igiene: c’è gente che non si lavava le mani nemmeno a Pasqua, ora le sta consumando di sapone e igienizzanti. E le scarpe fuori dalla porta, e i pavimenti immacolati, e la doverosa educazione sanitaria quando si è a contatto con le altre persone. Insomma, stanno accadendo veri miracoli: mia figlia ha messo in ordine camera sua…