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Cari nonni come eravate? E i ragazzi si confrontano

di VALENTINA SOAVE
Il progetto della Monteverde in cinque Comuni dell’Est

Cari nonni come eravate? E i ragazzi si confrontano

di VALENTINA SOAVE
«Caro nonno, come giocavi quand’eri giovane? Cara nonna, facevi le vacanze? E avevi degli hobby?». Sono alcune delle domande che i ragazzi di oggi hanno rivolto a una decina di “nonni”, nati fra gli anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso, per fare un confronto tra generazioni.

Il progetto si chiama “Siamo testimoni della vostra storia” e l’ha promosso la cooperativa sociale Monteverde, in collaborazione con l’Unione Comuni Verona Est, che raduna cinque paesi (Belfiore, Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi e Mezzane di Sotto). «Un gruppo di 16 ragazzi, tra i 14 e i 21 anni, si sono trasformati in aspiranti giornalisti, intervistando alcuni anziani del territorio con l’obiettivo di tenere viva la storia di altre generazioni – spiega l’educatrice di Monteverde, Ilenia Cavalli, che ha seguito il percorso insieme a Giulio Zenari –. Giovani e meno giovani hanno tanto da raccontarsi, ma poche occasioni per farlo: l’esito del progetto è stato molto soddisfacente». L’hanno presentato al pubblico, presenti anche gli amministratori della zona e alcuni anziani intervistati, la scorsa settimana a Caldiero, nella Sala dei Volti della biblioteca, dove da qualche anno gli adolescenti hanno a disposizione ogni mercoledì pomeriggio uno spazio tutto per loro (battezzato “Together o’clock”).

Le interviste, realizzate in estate, sono state montate in un video, proiettato per l’occasione. Rachele e Vittoria hanno introdotto l’argomento del tempo libero: «Da voi era vissuto in modo molto più dinamico e sociale, spesso all’aria aperta; le passeggiate erano un’abitudine quotidiana, così come incontrarsi in piazza per giocare con gli amici – hanno detto –. Non c’erano smartphone o televisori sempre accesi: il tempo si riempiva con la creatività e la manualità». Osservazioni confermate dagli anziani: «Se facevo sport? L’unico era correre per la campagna!», ha risposto un nonno. «Non c’era la possibilità: io sono andata a lavorare appena finite le elementari, come sarta a 11 anni», ha detto invece Maria Casarotto, arzilla 95enne di Colognola ai Colli.

Non c’erano i social network, ma la voglia di aggregazione sì. E quella la dava la musica, con le mode del tempo, dai Beatles a Lucio Battisti. Attraverso la radio, i giradischi e le grandi ballate nelle case o nelle osterie. Poi arrivò la tivù. «A Caldierino ce l’aveva solo il prete e la guardava tutto il paese, per noi era una grande novità – ha raccontato Angelo Martinelli, classe ’39 –. Anche il telefono in casa a lungo è stato un lusso: in paese ce l’aveva soltanto l’osteria Da Fae; io avevo dei cugini a Villafranca, che chiamavano lì e dicevano: “Dighe a Martinelli che fra un’ora el vegna qua, che ghemo da parlarghe”, funzionava così».

Anche il modo di intrecciare relazioni, di amicizia o amorose, è cambiato molto. «L’amicizia nasceva in ambienti fisici: nelle piazze, nei bar, nelle case degli amici; la socializzazione avveniva alle feste, ai balli e agli incontri in luoghi pubblici – ha osservato Laura –. Sebbene le amicizie possano nascere negli stessi ambienti fisici ancora oggi, c’è un ampio spazio per interagire on line con persone di tutto il mondo».

Sono cambiate anche le mode, e il modo di vestirsi: «C’erano pochi abiti, ma per differenti occasioni: quelli che venivano indossati quotidianamente e quelli “da festa”; per noi invece il capo di abbigliamento è un mezzo di comunicazione che ci permette di esprimere il nostro modo di essere, per questo adesso convivono stili molto differenti fra di loro», hanno spiegato i ragazzi.

Dopo il ’68 è migliorata la condizione femminile, garantendo una maggior indipendenza delle donne. «Un tempo il matrimonio era visto molte volte come un modo per garantirsi sicurezza economica e sociale; oggi invece le coppie si formano anche per un desiderio di realizzazione personale», hanno osservato gli adolescenti. Che non hanno nascosto certe ombre del presente. «Oggi le persone godono di maggiore libertà di scelta, ma si trovano anche a dover affrontare problematiche derivanti dalla comunicazione digitale e dalla globalizzazione: nonostante i vantaggi tecnologici, si stanno perdendo la profondità e l’autenticità nelle loro relazioni», hanno detto.

E le vacanze? «Mai saputo cosa fossero!», ha risposto candida una nonnina. «Noi andavamo in colonia tre settimane», ha raccontato suor Giannarita Sassaro, una delle colonne dell’Istituto “Farina” di Caldiero. Che ha ricordato anche i giochi in cortile, di sera: «Bastava un fischio del papà dalla finestra per lasciare tutto e sapere che era ora di rientrare». La corte e la strada erano i campi da gioco preferiti: «Non c’erano tante macchine come adesso!», è stato il coro di diversi nonni.

I comfort erano pochi, ma ci si divertiva con niente. «Se c’era il riscaldamento? Gnanca parlarne! Solo la stufa e il focolare», ha esclamato qualcuno. E c’è chi, nato alla fine degli anni Trenta, ha ricordato che era la stalla la fonte di tepore domestico: «Alla sera si stava là un’oretta, la mamma lavorava a maglia e faceva i calzini».

«Il tempo scorre inesorabile, proprio come la sabbia in una clessidra – hanno sottolineato Marta ed Emma –. Nella vostra gioventù, però, la vita era più lenta e i ritmi quotidiani si susseguivano in modo più naturale; oggi, invece, il tempo è dominato dalla tecnologia: siamo sempre connessi e la frenesia fa sembrar il tempo più fugace». A tirare le fila del ragionamento è stata Ilaria: «Il tempo non possiamo fermarlo, ma possiamo apprendere dal nostro passato, che siete voi, e ricordare le emozioni, i sentimenti, ma soprattutto le persone con cui l’abbiamo condiviso. Grazie!».

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