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Al cimitero non c’è più posto e i Comuni s’ingegnano a recuperare nuovi spazi

di EMILIO BOARETTO

La pandemia ha sconvolto i piani in molti paesi in provincia, creando disagi: ne abbiamo parlato coi sindaci di Lavagno e Castel d'Azzano

Parole chiave: Cimiteri (2), Covid-19 (89), Comuni (41), Sindaci (4), Morte (13)
Al cimitero non c’è più posto e i Comuni s’ingegnano a recuperare nuovi spazi

di EMILIO BOARETTO

“Non è di maggio questa impura aria che il buio giardino straniero fa ancora più buio, o l’abbaglia con cieche schiarite”, scriveva Pier Paolo Pasolini ne Le ceneri di Gramsci dopo essersi recato presso il cimitero inglese acattolico di Roma (il giardino straniero) per omaggiare le spoglie dell’intellettuale sardo. I cimiteri infatti sono da sempre luoghi della poesia, perché luoghi del ricordo; fu così per Thomas Gray, per Foscolo, per Edgar Lee Masters, Pasolini e molti altri...

Ma torniamo alla realtà. Come si può ricordare, se si fatica a trovare un posto in cui poter commemorare il proprio caro defunto? In provincia – ma non solo – è da tempo che sta venendo meno la disponibilità immediata di loculi e cellette per i defunti, mettendo in grossa difficoltà amministrazioni e cittadini in uno dei momenti più delicati della vita: il lutto. Se la situazione prima della pandemia si poteva gestire nonostante l’evidente carenza di posti, con l’avvento del Covid e il conseguente innalzamento del tasso di mortalità, il sistema cimiteriale è stato colto in contropiede, tanto che, per alcuni, le operazioni di sepoltura sono talvolta finite in una spiacevole fase di stallo.

La provincia versa in una situazione non del tutto favorevole: da Lavagno a Vigasio, passando per Castel d’Azzano e San Martino Buon Albergo, sono diversi i Comuni che sono alle prese con una generale penuria di posti nei cimiteri. Tra i più in difficoltà troviamo soprattutto il Comune di Lavagno che a Vago ha esaurito tutti i posti disponibili per le sepolture, così i defunti che non hanno trovato sistemazione sono ora ospitati in spazi provvisori in attesa di un primo ampliamento che sta per essere messo in atto nei prossimi giorni. «Siamo già pronti per procedere con un primo stralcio di ampliamento – spiega il sindaco di Lavagno, Marco Padovani –. In realtà il progetto era già in programma per il 2022, ma la pandemia ha ribaltato tutti i dati relativi alle tendenze su cui noi avevamo effettuato il piano per l’ampliamento, costringendoci ad anticipare il tutto a oggi. Nel periodo 2018-2020 il tasso di mortalità è salito del 25% e questo ha fatto sì che i posti ancora liberi presso il cimitero finissero per essere occupati in toto».

Operazioni di ampliamento urgenti e che richiedono un certo esborso economico, ma bisogna fare i conti anche con l’aumento dei prezzi... «Organizzare e finanziare opere di questo tipo richiede sempre una certa attenzione – continua Padovani – perché com’è successo quest’anno i prezzi della materia prima sono aumentati e noi dobbiamo tenere sotto controllo il budget che si è previsto di stanziare per la realizzazione. Il progetto di ampliamento era già stato studiato nel 2007 e a quello vogliamo dare continuità. L’idea è quella di procedere gradualmente in più fasi: con questa mossa sarà messo in atto un primo, ma contenuto accrescimento che porterà circa 120 posti tra loculi e cellette, così da garantirci un attimo di respiro per i prossimi anni e farci trovare pronti successivamente per un ampliamento definitivo».

Ma oltre al Covid, quali sono i motivi che hanno portato alle condizioni attuali? Sappiamo che le concessioni hanno scadenza in media dopo venti-trent’anni e che prima dell’avvento del digitale tutti i documenti e le pratiche di concessione erano (e spesso lo sono ancora) custoditi in archivi ormai datati. Questa condizione ha fatto sì che vi siano state concessioni scadute e dimenticate, che hanno portato a mancate estumulazioni funzionali a scorrevoli processi di ricambio delle sepolture. Insomma, non c’è ricambio. «Il segreto è una gestione efficace e informatizzata delle sepolture – spiega Antonello Panuccio, sindaco di Castel d’Azzano –. La mappatura delle sepolture che abbiamo ultimato negli scorsi anni ci ha permesso di gestire con più serenità una situazione che certo non è idilliaca. Con il sistema informatico abbiamo potuto riordinare tutte le concessioni dal 1952 a oggi, sistemandone più di duemila».

Un sistema più puntuale ha dunque permesso al Comune di Castel d’Azzano di predisporre una robusta campagna di estumulazioni, che ha favorito l’ottimizzazione degli spazi del cimitero. La digitalizzazione consente un monitoraggio costante e puntuale delle disponibilità; ma una volta che si sono sistemate le vecchie concessioni ed esauriti gli spazi disponibili, il problema si manifesta nuovamente. Uno dei motivi principali di questa situazione è legato all’acquisto anticipato delle concessioni per loculi e cellette in previsione di… Il che restringe sensibilmente la possibilità di sepoltura a chi in vita non è stato di così lunghe vedute, per scelta o per risorse economiche.

Sulle concessioni ante quam i pareri si dividono: per alcuni Comuni, nonostante la scarsità di posto disponibile, è giusto che si agisca anticipatamente per riservarsi uno spazio adiacente a quello del proprio caro magari già defunto (si pensi per esempio a mogli e mariti, o viceversa…). Diversamente, altre amministrazioni hanno posto dei vincoli di età o di condizione che regolino l’acquisizione delle concessioni. «Da noi ci sono delle regole ferree – afferma Panuccio –: i loculi vengono concessi solo a persone di età superiore agli 80 anni o che dimostrino di non avere una rete familiare che possa prendersi cura dell’eventuale sepoltura».

Posizione ferma anche quella del Comune di Vigasio, che denuncia le stesse difficoltà per quanto riguarda la disponibilità di sepolture che sono sempre meno: stop alle concessioni. A San Martino Buon Albergo la situazione non è delle migliori, ma comunque sotto controllo: i loculi nelle posizioni previlegiate si stanno esaurendo e l’aumento generale (non solo nel Comune) delle procedure di cremazione potrebbe far vacillare le disponibilità di cellette, specialmente nel capoluogo. Per quanto riguarda le politiche di concessione dei loculi, l’amministrazione ha optato per lasciare aperta la richiesta di concessione alle persone con più di 70 anni, applicando però un sovrapprezzo del 25% atto a disincentivare le domande altrimenti in sovrabbondanza.

I cimiteri versano insomma in una situazione abbastanza precaria, gli ampliamenti costano e sono molti i Comuni che stanno delegando la gestione delle strutture a enti terzi: perché anche a morire si crea del business. Ma questi sono altri discorsi…

Al cimitero non c’è più posto e i Comuni s’ingegnano a recuperare nuovi spazi
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