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La bellezza di essere famiglia

di ALBERTO MARGONI inviato a Città del Vaticano

«La vita familiare non è una missione impossibile!». Lo ha affermato papa Francesco intervenendo ieri al Festival delle famiglie, l’evento inaugurale del X Incontro mondiale delle famiglie in programma in Vaticano fino a domenica 26.

La bellezza di essere famiglia

Un invito a partire dalla situazione reale per fare un passo in più verso il matrimonio, per abbracciare la croce, verso il perdono, l'accoglienza e la fratellanza. E' quello che papa Francesco ha rivolto nel corso del Festival delle famiglie, svoltosi ieri pomeriggio in aula Paolo VI in Vaticano e che ha aperto il decimo Incontro mondiale delle famiglie incentrato sul tema "L'amore familiare: vocazione e via di santità".

Un intervento che ha preso spunto dalle coinvolgenti testimonianze portate da cinque famiglie: quella di Zakia Seddiki, giovane vedova dell'ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in un attentato nella Repubblica Democratica del Congo; dei genitori di Chiara Corbella Petrillo, morta dieci anni fa in seguito ad un tumore scoperto mentre era incinta di Francesco e che scelse di provare a curare solo dopo la nascita del figlio, pur di non compromettere la salute del feto; di una coppia con tre figli riavvicinatasi alla Chiesa e animata dal desiderio di sposarsi; di una famiglia congolese passata attraverso una crisi coniugale; di una madre e una figlia fuggite a marzo da Kiev in seguito al conflitto tra la Russia e l'Ucraina.

«Il mio incoraggiamento è anzitutto proprio questo - ha affermato il Papa - partire dalla vostra situazione reale e da lì provare a camminare insieme: insieme come sposi, insieme nella vostra famiglia, insieme alle altre famiglie, insieme con la Chiesa». E a fare un passo in più, «anche se piccolo». Anche da parte della Chiesa, chiamata ad essere sempre più comunità accogliente. «Quando un uomo e una donna s’innamorano, Dio offre loro un regalo: il matrimonio. Un dono meraviglioso, che ha in sé la potenza dell’amore divino: forte, duraturo, fedele, capace di riprendersi dopo ogni fallimento o fragilità. Il matrimonio non è una formalità da adempiere. Non ci si sposa per essere cattolici “con l’etichetta”, per obbedire a una regola, o perché lo dice la Chiesa o per fare una festa; no, ci si sposa perché si vuole fondare il matrimonio sull’amore di Cristo, che è saldo come una roccia. Nel matrimonio Cristo si dona a voi, così che voi abbiate la forza di donarvi a vicenda. Coraggio, dunque, la vita familiare non è una missione impossibile! Con la grazia del sacramento, Dio la rende un viaggio meraviglioso da fare insieme a Lui, mai da soli. La famiglia non è un bell’ideale, irraggiungibile nella realtà. Dio garantisce la sua presenza nel matrimonio e nella famiglia, non solo nel giorno delle nozze ma per tutta la vita. E Lui vi sostiene ogni giorno nel vostro cammino».

Non manca l'esperienza della croce, che può assumere anche la forma della malattia che porta alla morte, come è stato per Chiara Corbella, la Serva di Dio per la quale è in corso il processo di beatificazione. Così pure non mancano le crisi: «Vedere una famiglia che si disgrega è un dramma che non può lasciarci indifferenti. Il sorriso dei coniugi scompare, i figli sono smarriti, la serenità di tutti svanisce. E il più delle volte non si sa cosa fare». L'importante è tenere vivo il desiderio del cuore che l'amore non finisca, perché «nessuno desidera un amore a “breve scadenza” o a “tempo determinato”. "Anche in mezzo alla tempesta, Dio vede quello che c’è nel cuore». Ed è fondamentale la disponibilità al perdono reciproco, perché «il perdono risana ogni ferita».

E poi occorre fare "un passo in più" verso l'accoglienza, come quella che tante persone, famiglie e medici hanno offerto a quanti - soprattutto donne e bambini - sono fuggiti dall'Ucraina a causa della guerra. Essa «vi ha messe di fronte al cinismo e alla brutalità umana – ha affermato il Papa rivolgendosi alla donna ucraina e alla figlia fuggite e ospitate a Roma – ma avete incontrato anche persone di grande umanità. Il peggio e il meglio dell’uomo! È importante per tutti non rimanere fissati sul peggio, ma valorizzare il meglio, il tanto bene di cui è capace ogni essere umano, e da lì ripartire».

Quella dell'accoglienza è una dinamica tipicamente famigliare, «perché anzitutto i coniugi si sono accolti l’un l’altro, come si sono detti a vicenda il giorno delle nozze: “Io accolgo te”. E poi, mettendo al mondo i figli, hanno accolto la vita di nuove creature. E mentre nei contesti anonimi chi è più debole viene spesso rigettato, nelle famiglie, invece, è naturale accoglierlo: un figlio con disabilità, una persona anziana bisognosa di cure, un parente in difficoltà che non ha nessuno... E questo dà speranza». 

Riferendosi alla testimonianza portata da Zakia Seddiki, papa Francesco ha sottolineato come «ciò che è umano e ciò che è religioso possono intrecciarsi e dare bellissimi frutti. In Zakia e Luca troviamo la bellezza dell’amore umano, la passione per la vita, l’altruismo e anche la fedeltà al proprio credo e alla propria tradizione religiosa, fonte d’ispirazione e di forza interiore. Nella vostra famiglia si esprime l’ideale della fratellanza. Oltre che essere marito e moglie, voi avete vissuto da fratelli nell’umanità, da fratelli nelle diverse esperienze religiose, da fratelli nell’impegno sociale. Anche questa è una scuola che s’impara in famiglia. Vivendo assieme a chi è diverso da me, in famiglia s’impara ad essere fratelli e sorelle. S’impara a superare divisioni, pregiudizi, chiusure e a costruire insieme qualcosa di grande e di bello, partendo da ciò che ci accomuna».

Quindi rivolgendosi a tutti, il Papa ha proposto di porsi una domanda: «Qual è la parola che il Signore vuole dire con la nostra vita alle persone che incontriamo? Quale “passo in più” chiede oggi alla nostra famiglia? Alla mia famiglia: ognuno deve dire questo. Mettetevi in ascolto. Lasciatevi trasformare da Lui, perché anche voi possiate trasformare il mondo e renderlo “casa” per chi ha bisogno di essere accolto, per chi ha bisogno d’incontrare Cristo e di sentirsi amato».

Il Festival, magistralmente condotto da Amadeus e dalla moglie, Giovanna Civitillo, ha visto il trio di cantanti “Il Volo”, accompagnati dall’Orchestra Filarmonica Marchigiana, eseguire tre canzoni molto belle, tra le quali la loro Ave Maria e l’Alleluja di Coeen. Inoltre vi è stata la testimonianza di Francesco Beltrame Quattrocchi, nipote della prima coppia di coniugi proclamati beati, ovvero Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, e un collegamento con una parrocchia di Kiev, in Ucraina, dove il parroco e una famiglia hanno portato la loro testimonianza.

Nella giornata di oggi, sempre nell’aula Paolo VI, è in programma il Convegno teologico-pastorale che svilupperà in particolare il tema dell’amore familiare.

(nella foto Vatican Media/Sir papa Francesco in aula Paolo VI durante la presentazione delle testimonianze)

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