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Incontro sulla sinodalità nella storia della Chiesa

di REDAZIONE

Venerdì 28 gennaio alla Gran Guardia con il Vescovo, il prof. Alberto Melloni e Domenico Rossignoli

Parole chiave: Chiesa (182), Sinodo (11)
Incontro sulla sinodalità nella storia della Chiesa

di REDAZIONE

Sono pronti ad entrare nel vivo i cammini sinodali della Chiesa di San Zeno. Dopo l’apertura del processo in ottobre, con la Messa in Cattedrale presieduta dal vescovo Zenti, e dopo i mesi scorsi passati tra attività formative e preparatorie, è giunto il momento di avviare la fase determinante dell’intero percorso: gli ascolti sul territorio.

A dare il via ufficiale a questo secondo step di lavoro sarà una serata di approfondimento sui temi del Sinodo. Venerdì 28 gennaio, alle 20.30, il professor Alberto Melloni, storico del cristianesimo e delle Chiese, noto ai più per la sua competente attività divulgativa in numerose trasmissioni televisive nazionali, sarà ospite nella nostra diocesi per illustrare il significato della sinodalità nella storia della Chiesa alla luce del Concilio ecumenico Vaticano II. La sua dissertazione si svolgerà all’interno dell’auditorium del palazzo della Gran Guardia, in una serata che vedrà intervenire anche il vescovo Zenti e Domenico Rossignoli, uno dei tre delegati diocesani ai cammini sinodali (insieme alla moglie Rossana Barbirato e al vicario episcopale per la Pastorale, mons. Alessandro Bonetti), a cui spetterà il compito di riassumere il percorso svolto finora in diocesi. 

A moderare l’evento sarà il professor Umberto Fasol, preside dell’Istituto “Alle Stimate”. “La Chiesa è composizione e sinodo ne è il nome” è il titolo scelto per la serata ed è tratto dagli scritti di san Giovanni Crisostomo; una frase che mostra come già nella Chiesa del primo millennio (questo dottore della Chiesa è vissuto infatti nella seconda metà del secolo IV) fosse ben radicata l’idea della sinodalità. L’evento è rivolto in modo particolare a coloro che daranno vita agli ascolti sul territorio, quindi presbiteri, religiosi e religiose, ma anche membri dei consigli pastorali parrocchiali e operatori pastorali. L’ingresso è libero (con super Green pass e mascherina Ffp2) fino ad esaurimento posti; l’intera serata sarà comunque trasmessa in diretta televisiva su Telepace.
 

Come anticipato, i prossimi mesi saranno caratterizzati dagli ascolti sinodali nelle parrocchie e nelle unità pastorali.Anche se, più che di meri ascolti, più che di spazi di confronto democratico, si tratterà di momenti di condivisione fraterna della fede e della vita. Ai partecipanti verrà chiesto di raccontarsi in prima persona, narrando episodi della propria vita o momenti della propria storia personale. Per molti non sarà semplice. Come sacerdoti, religiosi e operatori pastorali spesso si è più abituati a predicare, a insegnare la dottrina, a spiegare come si deve fare o, meglio, cosa si deve e cosa non si deve fare. Invece ciò che chiede il cammino sinodale è di narrare l’esperienza per raccogliere i frutti che Dio semina nei solchi della storia di ciascuno.

In altre parole, il Sinodo vorrebbe far vivere l’esperienza di Cornelio e di Pietro descritta in Atti 10 (brano biblico di riferimento dei cammini sinodali): far incontrare le persone perché ciascuno possa narrare la propria storia di fede e così riuscire a vedere l’opera di Dio che agisce nella vita di ciascuno, certi che scoprendo i segni dello Spirito potremo “ricucire la comunità e ritessere la speranza”.
 

All’atto pratico, ogni unità pastorale (Up) sperimenterà gli ascolti/condivisioni a piccoli gruppi, guidati dal sacerdote coordinatore dell’Up e dal rappresentante laico del Consiglio pastorale diocesano. È chiaro che solamente una piccola rappresentanza di ogni parrocchia potrà vivere l'esperienza, ma già questi pochi potranno essere significativi per l'intera comunità. In tutto questo tempo la segreteria diocesana del Sinodo sarà disponibile per accompagnare sul territorio l'avvio di questa fase di ascolto. 
 

La metodologia suggerita dalla Diocesi è quella denominata dei “giri del discernimento” o della “narrazione spirituale”, seppur in forma semplificata. Una modalità antica, attenta al contributo di ogni membro della comunità che cerca di arrivare all’essenziale per prendere delle decisioni o chiarire delle riflessioni. A ciascuno è dato il tempo per esprimersi, ma non per primeggiare sugli altri. Tutti si è sullo stesso piano. La narrazione di un’esperienza nella comunità tra chi condivide un cammino diviene quindi purificatoria e profondamente spirituale. Allo stesso tempo, ognuno è chiamato all’atteggiamento spirituale primario, che è l’attenzione. Essa permette di percepire come lo Spirito, oltre che personalmente, spesso parli attraverso gli altri.

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