Conosciamo i sei nuovi pastori della Chiesa veronese: don Leonardo Addis
PARROCCHIA DI DOSSOBUONO
Mi ha sempre incuriosito la figura del prete. Fin da bambino posso dire di essere rimasto affascinato da questo tipo di ministero principalmente per tre motivi.
I primi preti che ho incrociato, sia quelli appartenenti alla mia parentela che quelli che mi hanno visto muovere i “primi passi” nella grande chiesa di Dossobuono, mi colpivano per il loro essere uomini liberi, non certo di fare quello che volevano, ma di dedicarsi con tutto loro stessi all’incontro con le persone.
Questa caratteristica che essi mi testimoniavano nello stare con tutti (o perlomeno, nel provarci) la comprendo ora come forma autentica di servizio ai bisogni più profondi dell’animo umano nella modalità dell’ascolto vero che si fa condivisione non forzata e arricchente per entrambi gli interlocutori.
Un secondo aspetto che mi ha sempre attirato rispetto ai preti conosciuti, non solo durante la mia infanzia, era la loro sana curiosità nel conoscere la storia delle persone per potersi sintonizzare meglio con il loro orizzonte di vita. Questa tensione a lasciarsi interrogare e stimolare alla ricerca dalle domande della gente mi ha sempre provocato, soprattutto nel corso degli anni del liceo, ad andare oltre i miei interessi per tentare di mettere il “mondo” dell’altro prima del mio piccolo “mondo”. Ad oggi riconosco come questa attitudine intravista in alcune figure di preti abbia ispirato anche in me il desiderio di approfondimento e di formazione ad una competenza critica nel guardare alla realtà attuale di uomini e donne.
Un terzo elemento, tuttavia, vorrei mettere in luce come significativo per la mia storia vocazionale, anche questo perché osservato con altrettanta trasparenza nella testimonianza di vita normale che non pochi preti mi hanno regalato: la bellezza di intrattenere una relazione personale con Cristo e l’affidamento quotidiano a quella misericordia di Dio che Gesù ci ha dimostrato. La decisione di entrare in Seminario a 19 anni, l’apertura libera alla proposta educativa e spirituale che negli ultimi sette anni mi è stata fatta come anche l’essermi messo in gioco in tante esperienze di vario genere (Grest, campiscuola in diversi luoghi e con svariati gruppi, testimonianze, servizi insieme ai più fragili, convegni) non sono “imprese” che ho compiuto da solo. La parola chiave che, tuttora, avverto fondamentale per lo stile da dare alla mia vita è la richiesta del Maestro di seguirlo non nell’ottica di un comando intransigente ma come invito a vivere nell’amicizia con Lui ogni cosa ed ogni futura chiamata.
Con l’ordinazione diaconale (16 aprile 2023) ho cominciato a servire in questa Chiesa di Verona. Oggi sono profondamente contento di poter diventare prete e, mentre mi affido alla preghiera di tanti, spero di gustare in prima persona qualcosa di quello che ho respirato dalla testimonianza dei tanti preti che conosco e che mi sento di ringraziare.
LA TESTIMONIANZA
L’amico sempre sorridente
Ho sempre conservato presso uno scaffale della mia libreria, con gelosia, le copie della rivista Il Seminario (fondata da mons. Angelo Marini nel 1932). Quando sono tentato dalla nostalgia sfoglio le pagine della rivista soffermandomi ad osservare le fotografie che descrivono alcuni momenti particolari del percorso formativo trascorso in Seminario maggiore.
È all’interno di quelle stanze, lungo quei corridoi, sotto quei porticati che ho conosciuto don Leonardo. Ricordo l’ingresso suo e dei suoi compagni nel settembre 2018; una cosa subito mi colpì di lui: il volto sempre sorridente (anche la rivista Il Seminario può confermare). Quel sorriso ha accompagnato molta quotidianità e svariate esperienze condivise: la visita al Meeting di Cl, una gita avventurosa di tre giorni a Roma, camminate in Trentino e Lessinia. Lo stesso sorriso ha accompagnato anche momenti più impegnativi: i mesi del Covid, qualche esame non superato, pomeriggi di studio, condivisioni di fatiche pastorali. Ho ritrovato lo stesso sorriso presso la canonica di Quinto, dove Leonardo risiede prestando servizio anche a Poiano e Marzana unitamente al compito di assistente dell’Acr, quando mi ha invitato all’ordinazione presbiterale. Nel sorriso di Leonardo ho colto una cifra significativa della sua multiforme sensibilità pastorale formata e sostenuta da molti altri gesti di attenzione verso il prossimo.
Scrivendo queste brevi righe, a pochi giorni dall’ordinazione presbiterale di Leonardo, mi tornano alla mente le parole del salmo: “Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia” (Sal 126).
Benvenuto, caro Leonardo, nel presbiterio e grazie della tua amicizia e del tuo sorriso che, in fondo, è riflesso del sorriso di Dio per la nostra vita e per il mondo intero: il Signore Gesù.
Don Nicola Bonomi
Sul prossimo numero di Verona fedele (che trovate in edicola e in parrocchia da veneredì 13 settembre) ci sarà un servizio sulla prima Messa solenne di don Leonardo Addis nella sua comunità parrocchiale di origine
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