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Prorogati gli stranieri “stagionali”: un esercito di migliaia di braccia

di ANDREA ACCORDINI

Praticamente tutti impiegati nei lavori che non vogliamo più fare

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Prorogati gli stranieri “stagionali”: un esercito di migliaia di braccia

di ANDREA ACCORDINI

Con un decreto legge, il Consiglio dei ministri ha prorogato al 31 luglio anche la scadenza dei permessi di soggiorno per lavoro stagionale, altrimenti in scadenza il 30 aprile. Una norma praticamente scontata, quasi una formalità burocratica. Eppure ha tenuto più di qualcuno sul chi vive. E non solo i diretti interessati, che avrebbero dovuto fare ritorno nelle loro patrie, ma i datori di lavoro (agricoltori soprattutto) che si sarebbero trovati con le campagne sguarnite di gran parte della manodopera stagionale; stranieri che ogni anno si ripresentano nel nostro Paese in maniera regolare per i soli mesi di raccolta o di lavorazione intensa nelle coltivazioni.

«Verona è una delle province più importanti d’Italia in quanto ad assunzioni stagionali – spiega Roberto Tomelleri, responsabile della manodopera di Coldiretti Verona –, circa il 48% delle assunzioni agricole stagionali in Veneto sono effettuate nei comuni scaligeri. Si tratta di lavoratori di colture vinicole e ortofrutticole come le fragole, i meloni, le pesche, i kiwi, in cui la nostra provincia va molto forte, e che hanno intensi picchi di lavoro in corrispondenza dei periodi di raccolta».

Sulle circa 35mila assunzioni annuali del comparto agricolo, la stragrande maggioranza riguarda contratti stagionali. Di questi, fino a due anni fa, più dei due terzi erano stranieri. Nel 2019, sul totale degli assunti, il 34% erano lavoratori italiani, il 35% stranieri comunitari (per i quali non sono necessari appositi permessi di soggiorno) e il 31% extracomunitari. «Nel 2020 per la prima volta dopo molti anni abbiamo assistito all’aumento della manodopera italiana. Tra marzo e aprile ci siamo trovati nel caos più totale, complici le chiusure delle frontiere e l’interruzione dei flussi di lavoratori in ingresso. Allo stesso tempo si è assistito a un aumento di assunzioni di italiani, persone rimaste a casa perché impiegate in settori ancora chiusi, che chiedevano di lavorare nelle aziende agricole, soprattutto di vicini o conoscenti».

Così nel 2020 gli italiani assunti sono stati quasi il 38%, 35% gli extracomunitari e 27% gli stranieri comunitari, che evidentemente hanno risentito maggiormente delle chiusure e delle incertezze sui confini interni all’Ue. Variazioni che certificano comunque come, nonostante le difficoltà negli spostamenti, l’ingresso di italiani nel settore sia stato limitato alla primavera e del tutto sporadico. Per molti è stata esclusivamente una parentesi, altri non hanno nemmeno finito la stagione e, non appena possibile, sono tornati alla loro precedente occupazione.

Il motivo è presto detto: sono mestieri che la maggioranza degli italiani non è più disposta a svolgere, per lo sforzo fisico richiesto, prima ancora che per lo stipendio poco appetibile: «L’agricoltura è un lavoro difficile – conferma Tomelleri –. Si pensi alla raccolta delle fragole: accucciati a terra, nelle serre, con qualsiasi temperatura». Ma al di là del prestarsi al duro lavoro, gli stranieri risultano preziosi per gli imprenditori agricoli per la capacità di operare in squadra: ogni stagione tornano in Italia gli stessi gruppi già rodati, sostituendo al massimo qualche individuo. «Sono una garanzia, perché di anno in anno si ripresentano le squadre che conoscono tempi e modalità di lavoro, sanno usare i macchinari. Praticamente sono in grado di svolgere l’attività in autonomia; non si tratta solo di bassa manovalanza». Al contrario, l’italiano si muove da solo, spesso necessita di essere formato e non è detto che si ripresenti l’anno successivo.

A regolare gli accessi dall’estero è annualmente il cosiddetto “decreto flussi” che stabilisce le quote massime di extracomunitari da ammettere nel territorio italiano l’anno successivo. «Per noi è sempre una partita complicata, perché i decreti arrivano tardi e le quote sono rilasciate col contagocce. Per questo molti imprenditori si orientano sugli stranieri comunitari o con permesso di soggiorno di lunga durata».

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