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È la globalizzazione, bellezza

di NICOLA SALVAGNIN

I microchip più sofisticati arrivano praticamente tutti da un’isola di fronte alla Cina, cioè Taiwan

Parole chiave: Taiwan (1), Globalizzazione (5), Cina (11), Autarchia (1), Guerre commerciali (1), Interconnessione (1), Microchip (2)
Skyline di Taiwan

di NICOLA SALVAGNIN

Vi sarà forse capitato, di recente, di recarvi in un negozio di elettronica e scoprire una certa carenza di personal computer, di consolle per videogiochi, addirittura di televisori. Vabbè, sarà stata la forte richiesta dettata da questa pandemia e dalle esigenze che ha provocato…
No, la carenza è dovuta dalla mancanza di prodotti in vendita. E questa situazione si è creata per la difficoltà delle aziende produttrici di approvvigionarsi di microchip. Questi semi-conduttori sono ormai vitali come l’elettricità; senza, quasi nulla funziona, dal telefono cellulare all’automobile fino agli apparecchi elettromedicali. E adesso il problema si sta riversando proprio sul mondo dell’auto: si stima che ci potrà essere un calo di produzione di oltre un milione di unità, con le non felici conseguenze su stabilimenti e lavoratori.
Tutto ciò nasce dal fatto che i microchip più sofisticati arrivano praticamente tutti da un’isola di fronte alla Cina, cioè Taiwan. Qui, per problemi vari – non ultima un’incredibile siccità che ha tagliato i rifornimenti idrici alle fabbriche – la produzione ha subìto dei contraccolpi, facendo tra l’altro aumentare i prezzi.
Non è una situazione rimediabile, sicuramente non a breve: impiantare una fonderia di microchip di quel tipo è cosa lunga, costosa e occorre avere il know how. Non ci sono riusciti nemmeno i cinesi, che dal 1949 cercano di cancellare Taiwan dalla faccia della Terra.
Un’altra evidenza della interconnessione planetaria emerge attorno alle due ruote: quelle elettrificate con batteria, che adesso vanno per la maggiore. C’è una fortissima richiesta di bici elettriche, ma manca il prodotto perché anzitutto mancano le batterie: la maggior parte è fabbricata in Cina, che per varie ragioni non riesce a soddisfare la crescente fame di batterie del mondo.
Tutto ciò ci fa capire alcune cose: anzitutto, che il mondo è strettamente e sempre più interconnesso. La chiamano globalizzazione. Poi, che alcune fette di mondo si stanno specializzando, con i pro (abbattimento prezzi) e i contro (rischi nelle forniture) che le concentrazioni produttive creano ormai a livello globale.
Infine, la lezione più importante: che rinchiudersi dietro a barriere e muri è dannoso soprattutto, anzi solo per chi lo fa. Dopo pochi giorni si vedrebbe costretto ad abbatterli, se vuole continuare a vivere. L’autarchia poteva andare bene nelle civiltà contadine; oggi è solo un suicidio sociale.

Fonte: Sir
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