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Il Chievo sceglie D'Anna per lo sprint salvezza

A tre partite dal termine del campionato il ChievoVerona ha esonerato Rolando Maran per affidarsi al mister della formazione Primavera, Lorenzo D'Anna. Corsi e ricorsi, i meriti e le colpe del mister trentino.

Il Chievo sceglie D'Anna per lo sprint salvezza

Lo scontro diretto in casa contro il Crotone, quindi la trasferta a Bologna per affrontare una compagine ormai salva e infine di nuovo al Bentegodi contro il già retrocesso ma tutt'altro che domo Benevento. Sarà questo il cammino che dovrà compiere Lorenzo D'Anna, chiamato stamani alla guida della prima squadra del ChievoVerona al posto di Rolando Maran, esonerato - un po' a sorpresa, a dire il vero, quanto alla tempistica - dopo la sconfitta di sabato per 4-1 contro la Roma. La classifica è allarmante: se finisse oggi il campionato, il Chievo sarebbe retrocesso in Serie B. Il suo cammino nel girone di ritorno è stato sinora assai modesto: solo 10 punti, frutto delle vittorie casalinghe contro Cagliari e Sampdoria e dei pareggi con Udinese, Sassuolo e Torino al Bentegodi e a Ferrara con la Spal, unico punto conquistato lontano da Verona nel girone di ritorno. Nelle ultime tre partite sono necessari almeno sei punti per sperare, a cominciare dallo scontro diretto di domenica contro il Crotone.

L'esonero a tre giornate dalla fine di Maran e del suo staff (Maraner, Tonelli e Moretto) a mio avviso è tardivo, ma nel calcio la scaramanzia e la tradizione hanno un valore assai rilevante (starei per dire sacro, ma sicuramente esagero visto l'ambito profano). Come infatti non andare con la memoria a quanto accadde 13 anni fa quando, giusto a tre giornate dalla fine del campionato e con la squadra in zona retrocessione, Campedelli esonerò l'allenatore Mario Beretta per affidare la squadra al suo vice Maurizio D'Angelo, una bandiera clivense da giocatore? E in quella occasione il Chievo riuscì a salvarsi, soprattutto grazie alla vittoria esterna contro il Siena. Corsi e ricorsi, sperano in via Galvani. 

Lorenzo D'Anna, 46 anni, da Oggiono (Lecco) è chiamato anzitutto a dare una scossa ai giocatori in vista della partita decisiva di domenica prossima e delle due successive. Una scossa a livello psicologico, di motivazioni, di voglia, di fame, di compattezza. Ci sarebbe bisogno anche di una scossa a livello fisico, visto che il Chievo - e non certo da oggi, ma almeno dalla primavera dell'anno scorso - tende a subire qualche calo dopo 60-75 minuti di gara - basta vedere i punti persi negli ultimi minuti delle partite sin qui disputate - ma oggettivamente in così poco tempo sul piano atletico mister D'Anna potrà fare poco. Ed entriamo qui nei meriti e demeriti di Maran che ha guidato il Chievo dall'ottobre 2014 ad oggi. Tanto tempo, se si considerano quanto traballanti siano le panchine nel calcio professionistico: quando qualcosa non va e perdi tre partite di fila, la cosa più semplice da fare è cambiare l'allenatore. Sulla serietà e la professionalità del mister trentino e dei suoi collaboratori non c'è nulla da dire: esemplari. Mai una polemica, mai una parola fuori posto. Maran ha fatto affidamento su un nucleo di giocatori esperti - alcuni li aveva già al Catania - la cui età inevitabilmente è avanzata con il passare degli anni. E con il passare delle primavere la tenuta, in un calcio atletico come quello odierno, con formazioni che giocano entrambe in trenta metri di campo, è destinata a non essere sempre al massimo per 95 minuti. Questo ha portato il Chievo di Maran ad incamerare parecchi punti nella prima fase del campionato, potendo far conto su giocatori affiatati e su schemi collaudati, ma al tempo stesso ha visto già l'anno scorso un calo nel finale di stagione, dopo i 50 punti conquistati nel 2015-16. Tutto normale, fisiologico se vogliamo. Dipende però da quanti punti hai incamerato in cascina. Perché arrivare alle partite decisive, quando servono punti fondamentali, e sei in riserva di carburante, non è il massimo della vita. 

Secondo alcuni osservatori Maran non ha saputo valorizzare i giovani, considerando quanti ne sono usciti negli anni scorsi dalla Primavera (che ha vinto pure lo scudetto quando era guidata da Nicolato al quale D'Anna è succeduto) e ora militano in altre squadre, soprattutto delle serie minori. Questo non è del tutto vero. E la situazione di Inglese in questo senso è emblematica. Due estati fa era praticamente già del Brescia, in Serie B. Fu solo per la volontà di Maran che non avvenne il trasferimento e il giocatore, che all'origine avrebbe dovuto essere il quinto attaccante della rosa, ha fatto la sua strada a suon di gol e di prestazioni, tanto da attirare le attenzioni di una squadra blasonata come il Napoli che l'ha acquistato, lasciandolo al Chievo in prestito fino al giugno prossimo. Ma si potrebbe parlare anche di Mattia Bani, 24 anni: entrato in prima squadra a dicembre, non ne è più uscito. Come pure il 21enne Fabio Depaoli si sta conquistando i suoi spazi e lo stesso si può dire per Marius Stepinski, 22 anni e Pawel Jaroszynski, 23 anni. Oltre al fatto che a lanciare un giovane in Serie A son capaci tutti, ma se sbaglia due o tre partite il rischio di bruciarlo è elevatissimo. Diciamo allora che l'ossatura della squadra di Maran si basa su un nucleo storico consolidato, con alcuni giovani. Comunque da qualche partita i veterani schierati tutti insieme in difesa non si sono più visti ed è stato tolto dalla naftalina Nicola Rigoni. Un peso rilevante lo hanno avuto gli infortuni che hanno tenuto lontano dal campo giocatori che avrebbero dovuto fare la differenza, in primis Lucas Castro; e di altri che sinora hanno reso meno rispetto alle aspettative: è il caso di Walter Birsa e di Riccardo Meggiorini. A questo si può aggiungere una buona dose di sfortuna (i due pali colpiti da Pucciarelli contro Spal e Inter, la traversa di Castro contro la Roma sullo 0-0), giovani di belle speranze ma non ancora ritenuti pronti per la Serie A (Garritano e Gaudino)...

Non è però questo il tempo dei processi, casomai è necessario serrare le fila e puntare all'obiettivo salvezza. Lorenzo D'Anna, 161 presenze in Serie A col Chievo, di cui 136 da capitano, è la persona giusta per ricompattare l'ambiente, per dare la scossa e raggiungere l'agognato traguardo. E siccome due partite su tre il Chievo le giocherà in casa, sarà fondamentale il sostegno del pubblico. Per le prossime tre settimane il lago può attendere.

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