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Tra fuochi e teglie la solita minestra

I fornelli della televisione non si spengono mai, neppure la domenica. Con I menù di Giallo Zafferano, Canale 5, infatti, è pronto a consigliare cosa portare in tavola anche nel pranzo festivo. A fare gli onori di casa, in un ampio e luminoso studio televisivo che vuole riproporre le cucine delle case coloniche di un tempo, c’è Cristina Chiabotto, volto noto di molti programmi di successo...

Tra fuochi e teglie la solita minestra

I fornelli della televisione non si spengono mai, neppure la domenica. Con I menù di Giallo Zafferano, Canale 5, infatti, è pronto a consigliare cosa portare in tavola anche nel pranzo festivo. A fare gli onori di casa, in un ampio e luminoso studio televisivo che vuole riproporre le cucine delle case coloniche di un tempo, c’è Cristina Chiabotto, volto noto di molti programmi di successo. In ogni puntata la conduttrice accoglie un ospite che chiede consigli allo chef stellato Davide Scabin (nella foto con Chiabotto) che con pazienza e buonumore insegna a realizzare ogni ricetta come fosse la più facile del mondo. A fargli da supporto via web compare Manuel Saraceno, un appassionato di cucina diventato famoso per catturare molti fan attraverso il sito internet cui il programma s’ispira. La trasmissione, infatti, è l’ultima realizzazione mediatica di un progetto multicanale per cuochi casalinghi che comprende anche un’applicazione multimediale che è stata scaricata 6 milioni di volte e una rivista mensile con una tiratura di 200mila copie. Questo marchio ha l’ardire di poter così diventare un leader per quanto riguarda la voglia sempre più forte di cucinare di moltissimi italiani. Su una bacheca virtuale si propone sempre una nuova pietanza per ogni pranzo e cena della settimana, cercando ogni volta qualcosa di originale. Se i possibili accostamenti degli alimenti sono pressoché infinti, così come i loro modi di essere preparati, di certo questo non succede per l’aspetto artistico del programma. Questa rubrica settimanale, infatti, non brilla né per l’originalità dei contenuti, né per lo stile della proposta. È la solita minestra bollita e ribollita senza alcun sapore di novità. La conversazione riguarda esclusivamente la passione per fornelli e le mille specialità locali del nostro Paese, quasi ipotizzando di trovarsi in un istituto alberghiero di fronte ai futuri cuochi per la grande ristorazione. Ma, soprattutto, manca una dimensione fondamentale del cibo che è quella di poterlo condividere attorno allo stesso tavolo, come occasione privilegiata di fraternità fra i commensali. In televisione si cucina tantissimo, ma nessuno mangia quanto si è preparato. Si bada più alle difficoltà tecniche che non a quanto ordinariamente si porta in tavola nelle famiglie italiane, il cui il tempo a disposizione per cucinare è sempre più ridotto. Il palato degli aspiranti cuochi rimane così soddisfatto, mentre i telespettatori, ancora una volta, rimangono a bocca asciutta.

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