Condiscepoli di Agostino
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Il principio del bene comune

Da quando, quasi un anno fa, abbiamo vissuto l’anno giubilare della Misericordia, ho cercato, passo dopo passo, di sviluppare dapprima i grandi temi della misericordia e poi, in una lunga serie di interventi, di focalizzare le grandi tematiche dell’esortazione apostolica post sinodale Amoris laetitia...

Da quando, quasi un anno fa, abbiamo vissuto l’anno giubilare della Misericordia, ho cercato, passo dopo passo, di sviluppare dapprima i grandi temi della misericordia e poi, in una lunga serie di interventi, di focalizzare le grandi tematiche dell’esortazione apostolica post sinodale Amoris laetitia. Precedentemente, stavamo prendendo in considerazione i temi più significativi dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’. È opportuno proseguirne il tracciato dal punto a cui eravamo arrivati.
Dal paragrafo 156 al paragrafo 162 l’enciclica tratta del bene comune. Un argomento molto bene focalizzato, oggi particolarmente da prendere in mano con molta determinazione, vista la sua preoccupante carenza nella coscienza di tutti, a cominciare da chi riveste posti di diretta responsabilità civile e politica. Molto a proposito, papa Francesco assume la definizione di bene comune, di cui intende mettere in risalto “il ruolo centrale e unificante nell’etica sociale” (LS 156) desumendola dal Concilio Vaticano II: “L’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente” (GS 26).
Da questo testo, papa Francesco estrae le sue conclusioni: “Il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale” (LS 157). E dopo aver evidenziato il fatto che il bene comune, la cui difesa e promozione spetta alla società e allo Stato, chiama in causa il principio di sussidiarietà, a partire dalla “famiglia come cellula primaria della società” (ivi), prosegue affermando che “il bene comune richiede la pace sociale, vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza” (ivi).
Papa Francesco esce dal generico quando nel paragrafo successivo dà un nome preciso al principio generale del bene comune, applicandolo in primo luogo alle troppe “persone scartate, private dei diritti umani fondamentali” (LS 158). Di conseguenza “il principio del bene comune si trasforma immediatamente in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri” (ivi), di cui riconoscere la dignità, come già sottolineato nell’Evangelii gaudium.
Interessante a questo punto l’osservazione, segnalata dall’enciclica, che estende il senso del bene comune oltre l’area della contemporaneità, in termini si direbbe sincronici, per coinvolgere le generazioni future, per esprimerci in termini diacronici, cioè con una visione che attraversa i tempi: “La nozione di bene comune coinvolge anche le generazioni future. Le crisi economiche internazionali hanno mostrato con crudezza gli effetti nocivi che porta con sé il disconoscimento di un destino comune, dal quale non possono essere esclusi coloro che verranno dopo di noi. Ormai non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni” (LS 159). Gli ammonimenti sono pesanti nella loro oggettiva analisi della situazione. Ma giustamente il Papa aggiunge: “Quando pensiamo alla situazione in cui si lascia il pianeta alle future generazioni, entriamo in un’altra logica, quella del dono gratuito che riceviamo e comunichiamo. Se la terra ci è donata, non possiamo più pensare soltanto a partire da un criterio utilitaristico di efficienza e produttività per il profitto individuale […] la terra che abbiamo ricevuto appartiene anche a coloro che verranno” (ivi).

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