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Ucciso dalla ‘ndrangheta nel Nord Italia

Paola Bellone
Tutti i nemici del procuratore
L’omicidio di Bruno Caccia
Laterza - Bari-Roma 2017
pp. 228 - euro 20

Ucciso dalla ‘ndrangheta nel Nord Italia

Il primo magistrato ucciso dalla ’ndrangheta nel Nord. Per oltre trent’anni la narrazione dell’omicidio del procuratore capo Bruno Caccia è stata questa. Lineare, resa semplice dalla necessità, probabilmente tutta italiana, di dover condensare in uno spot qualcosa di estremamente complicato. Perché questa vicenda è complicata, con appena un po’ di più di verità arrivata nel dicembre del 2015, quando la squadra mobile della questura di Torino decise di inviare una lettera anonima per intercettare i sospettati, incastrando Rocco Schirippa, uno dei sicari che il 26 giugno 1983 uccise nel capoluogo piemontese il magistrato.
Paola Bellone, viceprocuratore onorario di Torino, parte proprio da quest’episodio nel prologo di Tutti i nemici del procuratore. L’omicidio di Bruno Caccia, libro edito per i tipi della Laterza. Ma il volume non si arresta qui e con coerenza ricostruisce la figura del magistrato cuneese, definito da Claudio Cerasuolo (storica firma della cronaca giudiziaria de La Stampa) “uno degli uomini più scomodi di Torino e forse in Italia”, la cui unica colpa è stata quella di saper leggere tutto quello che gli accadeva intorno. E così, nelle 228 pagine che compongono il testo, la vita e la morte di Bruno Caccia diventano la storia di Torino, del Piemonte e del Settentrione, tre entità territoriali che si credevano al riparo dalla criminalità organizzata, mentre, invece, a partire dal 1979, le cosche ’ndranghetiste di Gioiosa Ionica e di Reggio Calabria si erano affiancate alla mafia dei catanesi, da tempo operante nella città dei Savoia. Ma non è solo la criminalità organizzata: i primi sei mesi del 1983 sono, per Bruno Caccia, “senza tregua” a causa di due indagini dove gli attori non sono né mafiosi, né piemontesi: c’è la tangenti story, cominciata il 24 gennaio, il cui protagonista principale è il geometra veronese Adriano Zampini (che dopo l’arresto del 2 marzo si definirà “faccendiere”) e lo scandalo dei petroli, scoperto grazie a due onesti sottufficiali del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Venezia e che interesserà diverse sedi giudiziarie.
Il libro di Paola Bellone parla sì dell’assassinio del procuratore capo, ma pure di ’ndranghetisti che fanno i panettieri, di corruzioni di vario genere, di tangenti, di magistrati “inquinati” che hanno continuato a fare i magistrati e del Csm che, in sede disciplinare, li ha giudicati.
Il volume su Bruno Caccia è uscito agli inizi del 2017. Lo scorso 17 luglio la Corte d’Assise di Milano ha confermato l’ergastolo per il panettiere Rocco Schirippa, che quella notte del 26 giugno 1983 fece parte del gruppo di fuoco che uccise il procuratore. Il primo magistrato assassinato dalla ’ndrangheta nel tranquillo Nord Italia.

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