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La lotta di una donna contro la mafia

Jole Garuti
In nome del figlio. Saveria Antiochia, una madre contro la mafia
Editore Melampo
Milano 2017
pp. 258 - euro 16

La lotta di una donna contro la mafia

Luglio 1992, domenica pomeriggio. Da poco rientrato a casa, ricevo la telefonata di Andrea Domaschio, all’epoca uno dei redattori di questo settimanale, il quale mi informa della bomba che, a Palermo, aveva fatto saltare in aria Paolo Borsellino con la sua scorta, e mi chiede di anticipare il servizio sulla mafia che avevamo calendarizzato per fine estate. Telefono subito a Saveria Gandolfi per intervistarla su quanto era appena accaduto. Saveria non era una criminologa e neppure una lavoratrice del sistema penale; Saveria era semplicemente la madre di Roberto Antiochia, il poliziotto che aveva lavorato a fianco di Giuseppe Montana, il capo della “catturandi” di Palermo ucciso dalla mafia il 28 luglio 1985. Roberto, che prestava servizio a Roma, aveva interrotto le vacanze per raggiungere il capoluogo siciliano dove avrebbe aiutato i colleghi di un tempo a proteggere il vicequestore Ninni Cassarà, l’altro funzionario della squadra mobile impegnato in prima linea nella lotta alla criminalità mafiosa. Il successivo 6 agosto Roberto Antiochia e Ninni Cassarà venivano trucidati in via Croce Rossa, davanti all’abitazione del vicequestore.
Da quel giorno la vita di Saveria Antiochia era cambiata: la sua figura dolente era divenuta il simbolo di chi non si arrende alla violenza della criminalità organizzata, combattendola come poteva: girando l’Italia (perché tutto il territorio era – ed è – a rischio di infiltrazioni mafiose), scrivendo presentazioni di testi (l’avevo conosciuta così nel 1986, quando accettò di stendere quella per il mio primo libro), tenendo dibattiti, rilasciando interviste. Tutto in nome di quel figlio che, così come Montana e Cassarà, aveva fatto lo sbaglio di prendere troppo sul serio la lotta alla mafia.
Ed è proprio In nome del figlio. Saveria Antiochia, una madre contro la mafia, il titolo del volume che Jole Garuti, una delle sue amiche più care, ha pubblicato alla fine dello scorso anno per l’editore Melampo. Anche la professoressa Garuti è una donna impegnata ed è così che, nel circolo “Società Civile” di Milano, aveva incontrato Saveria. Un’amicizia vera, basata sulla condivisione degli stessi valori, tanto che ora Jole Garuti dirige l’Osservatorio antimafia intitolato proprio a Saveria Antiochia.
Il libro, introdotto da una prefazione di don Luigi Ciotti, amico di entrambe, non è solo la biografia di due testimoni di legalità, ma è pure un pezzo di storia – criminale, politica, sociale – dove si ribadisce la tesi, forse ardita per questi tempi, che non si deve mentire, uccidere, rubare, ingannare, favorire se stessi o altri. In nome del figlio è un manuale d’educazione civica in quindici capitoli da leggere e, soprattutto, da riflettere.

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