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Il senso del dovere, nonostante tutto

Giovanna Benini
Il coraggio di una madre
Castel d’Azzano (Vr),
Edizioni Zerotre, 2017,
142 pagine, 15 euro

Il senso del dovere, nonostante tutto

C’è chi sostiene che esiste un punto in cui quello che vai a raccontare si fonde con quello che sei e, di conseguenza, fai un passo oltre nella consapevolezza della tua esistenza. Il personaggio principale del libro si incolla allo scrittore e diventa indistinguibile. È ciò che è avvenuto con Giulia Baggi, la protagonista de Il coraggio di una madre, il romanzo epistolare di Giovanna Benini pubblicato per i tipi delle Edizioni Zerotre nell’aprile scorso.
Il cardine delle venti lettere che compongono l’opera è l’amore, a cominciare da quello materno, che si declina in tutte le accezioni. L’accezione principale è però il coraggio, perché in una madre amore e coraggio non possono scindersi, anche se la vita ti divide troppo presto dal tuo “vero grande amore, quel compagno con il quale hai scelto di vivere insieme”. E nel momento in cui, dopo il padre, anche la madre muore, Giulia/Giovanna trasforma il suo flusso di coscienza in uno strumento per guidare il lettore all’interno di un ragionamento sui nodi cruciali dell’esistenza: il desiderio d’amare e di essere amati (“la separazione da un marito che più che offrire amore cercava amore”), il rapporto con le altre figure femminili (gli uomini, in queste pagine, sono per lo più deludenti comparse), con i dottori e i volontari dell’ospedale di Angal, un piccolo villaggio nel cuore dell’Uganda, con la fede, quella fede che le permette di superare ogni sofferenza riservatale dalla vita. Giovanna/Giulia cita il proverbio “la speranza è l’ultima a morire” ma, in realtà, la speranza ha il suo ultimo porto proprio nella fede. E quando vede quell’ultimo porto, Giulia/Giovanna inizia a scrivere alla madre lettere dolenti con uno stile narrativo intimista e riflessivo. Microstorie dove, con linguaggio serenamente calibrato, racconta le sofferenze patite, a cominciare dalla morte. La morte dei genitori e pure degli affetti, da spiazzare attraverso la parola scritta ma, al tempo stesso, da rispettare perché parte integrante della vita. E man mano che la vita si logora nel tempo e logora la protagonista, l’autrice narra implicitamente come il coraggio di una madre (e di una donna) consista nell’agire non perché si creda che qualcosa cambi, ma per un imperativo deontologico. Per Giovanna/Giulia le cose, soprattutto nei momenti più duri del quotidiano, si fanno per senso del dovere, indipendentemente dalle sofferenze patite.
Giulia/Giovanna, queste sofferenze le ha raccontate senza astio, in maniera straordinariamente semplice, perché il talento non se ne va con il dolore.

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