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Contro i maltrattamenti degli animali

Paola Tonussi
Boonrod
QuiEdit
Verona 2016
pp. 182 - euro 12

Parole chiave: In Libreria (40), Boonrod (1), Paola Tonussi (1), Carlo Bortolozzo (1)
Contro i maltrattamenti degli animali

Dopo le prose veneziane di Calle del paradiso e gli studi di letteratura inglese (notevoli soprattutto quelli su Emily Bronte), Paola Tonussi nel suo ultimo libro dà voce ad un altro suo spiccato interesse: quello dell’amore per gli animali. Il suo Boonrod prende spunto dalle vere e proprie stragi compiute in Tailandia e in generale nel Sudest asiatico contro cani (ma anche gatti) maltrattati, seviziati ed uccisi per il commercio di carne e pelle, definito il “commercio della vergogna”, noto con l’acronimo di Dmt (Dog Meat Trade). Secondo le notizie diffuse dall’associazione animalista Soi Dog (presieduta da John Dalley, autore di una nota introduttiva al libro), ogni anno in Asia vengono eliminati dai 30 ai 50 milioni di cani. Boonrod è uno di questi: destinato, come tanti suoi simili, alle peggiori atrocità e alla morte, è stato salvato (il nome significa appunto “colui che si è salvato”) dalla polizia tailandese e da attivisti della Soi Dog; dopo un adeguato periodo di cure, è stato adottato dalla scrittrice, che lo tiene amorevolmente con sé.
Il libro della Tonussi (selezionato per il premio Giovanni Comisso) è un documento di denuncia, basato sulla rielaborazione di fatti realmente accaduti, ed insieme opera letteraria. L’autrice crea atmosfere liricamente sospese, capaci di fare da poetico contrappunto all’orrore dei maltrattamenti, che rischierebbe di sovrastare il lettore. Boonrod si può dividere in tre segmenti: dapprima il cane, proveniente dalla strada, è accolto in una bella casa da un bambino, Atid, con il quale condivide il periodo magico dell’infanzia, nella suggestione delle coste tailandesi; poi, come in una fiaba gotica, l’animale viene rapito insieme a tanti altri per essere seviziato e ucciso; assiste alle torture e alla morte di tanti suoi simili, ma viene infine soccorso dall’intervento di uomini, stavolta buoni, che lo riconducono all’aria e alla luce.
La vicenda è raccontata in prima persona dal cane stesso e ciò contribuisce a creare un effetto di avvicinamento e di condivisione; in effetti, essa è in gran parte storia di una deportazione che non può non far pensare ai tragici racconti di Primo Levi; oppure, per l’ambientazione esotica, può essere accostato all’orrore senza misura originato negli abissi del Cuore di tenebra di Conrad. Ma la scrittura di Paola Tonussi sa mantenersi lieve e si apre infine all’attiva speranza: grazie all’impegno di alcune meritorie organizzazioni, l’orrendo commercio è diventato ora illegale, almeno in Tailandia, e vi è la concreta possibilità che tali atrocità, se non scompaiano del tutto, almeno diminuiscano radicalmente.

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