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A scuola si impara a fare la pace

Adriana Gulotta (a cura di)
Alla scuola della pace. Educare i bambini in un mondo globale
Edizioni San Paolo
Cinisello Balsamo (MI) 2017
pp. 284 - euro 18

Parole chiave: Adriana Gulotta (1), Educare (5), In libreria (40), Scuola (90)
A scuola si impara a fare la pace

Franco, 10 anni, spiegava rassegnato: «È inutile che sprechi tempo a insegnarmi le parole. Io sono scemo, me lo dicono tutti, non posso imparare».
Se di fronte ad una dichiarazione senza speranza come questa gli educatori – siano essi insegnanti, genitori, studenti universitari, pedagogisti, volontari – si fermassero, davvero il mondo sarebbe perduto.
Non si fermarono, anzi, proprio da lì partirono, quei giovani ragazzi e ragazze che nel 1968 cominciarono a occuparsi dei bambini e delle bambine che abitavano le baracche di Roma. Fra essi c’era Andrea Riccardi, insieme ad altri fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che traccia nella prefazione le tappe di una strada che continua ancor oggi.
All’inizio sono i “doposcuola”: compiti a casa, recupero delle materie nelle quali si hanno brutti voti. Ma chi incontra i bambini delle baracche si accorge quasi subito che non basta. C’è bisogno di molto di più. Coltivare le relazioni. Ascoltare storie che spesso sono drammatiche. Far intravedere che anche attraverso l’istruzione esiste la possibilità del riscatto sociale e dell’affermazione dell’irriducibile umanità di ciascuno. I “doposcuola” prendono un nome: Scuole Popolari. Solo un anno prima era uscito Lettera a una professoressa ed era senso comune positivo quello di dar parola e ricchezza di parole ai figli del popolo, che altrimenti sarebbero stati per sempre destinati alla subalternità. Il nome cambia in quello di Scuole della Pace nel 1992, dopo l’accordo tra le fazioni che si combattevano in una sanguinosa guerra civile in Mozambico, raggiunto anche grazie alla mediazione della Comunità. Mozambicano è Carlos, che allora dice: «Vado a una scuola speciale, dove si studia e si impara a essere amici e fare la pace». Oggi le Scuole della Pace sono diffuse in settanta Paesi in quattro continenti e sono frequentate ogni anno da 70mila bambini di religioni diverse.
Così i Carlos di Maputo e i Franco di Roma, come i Juliàn di Lima, i Jean di Cotonou in Benin, le Kandeel di Lahore, le Hanna di Nakuru in Kenya, i Joao in Mozambico, solo per citare alcuni dei moltissimi nomi di ragazzi e ragazze che raccontano in prima persona la loro esperienza, possono ritrovare la fiducia in se stessi e la speranza in un orizzonte diverso e migliore.
Come ricorda Adriana Gulotta, curatrice del volume e curatrice a livello internazionale delle Scuole della Pace, in cinquant’anni di azione educativa è stato definito un metodo – ascolto e non indifferenza, fiducia e non diffidenza, persuasione e non imposizione autoritaria – che a partire dalla pratica quotidiana ha depositato pensieri e pensiero che in questo libro trovano ampio spazio e muovono grande interesse e anche non poche emozioni.

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