Commento al Vangelo domenicale
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Il Regno dei cieli si è fatto vicino, è qui

Matteo 3,13-17

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Dopo che nelle ultime due domeniche il Vangelo ci ha presentato la persona e la missione di Giovanni Battista, in questa terza domenica del tempo ordinario ci presenta l’inizio della missione di Gesù che usa le stesse parole del Battista: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Ma per non dare l’impressione che Gesù riprendesse semplicemente quanto fatto dal Battista, il Vangelo di oggi sottolinea che Gesù inizia il suo ministero dopo che Giovanni Battista è stato arrestato e per sottolineare ancora di più la diversità viene presentata l’attività di Gesù in Galilea, nella città centro di commercio di Cafarnao: un ambiente totalmente diverso dal luogo semidesertico, alle foci del Giordano dove fu attivo il Battista.
Non solo, ma con la citazione di Isaia “Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta” è già sottolineata l’apertura del messaggio di Gesù a tutte le genti e non più allo stretto orizzonte del popolo ebraico. Non più il re che sale al trono, come era nella primitiva profezia di Isaia (vedi prima lettura), è la luce che illumina il distretto dei pagani (la Galilea), ma il nuovo re è Dio stesso che inaugura il Regno con la presenza e l’opera di Gesù. L’intervento finale di Dio per regnare sull’umanità è dunque l’intervento luminoso della liberazione che alla gente della Galilea è offerta dalla predicazione di Gesù, dall’annuncio di questa buona notizia, dalla guarigione di ogni sorta di infermità nel popolo.
Gesù nell’invitare alla conversione usa lo stesso termine che usava S. Giovanni Battista, in greco: metanoêite, che esprime l’invito al cambiamento della mentalità, cioè ad un radicale capovolgimento del proprio modo di pensare e di vedere la realtà; la distanza di Giovanni da Cristo è espressa proprio dall’immagine della luce: «Giovanni era una lampada che arde e risplende» (Gv 5,35) mentre Gesù dice di se stesso : «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Giovanni testimonia la luce, Gesù è la luce e questa luce divina è la forza che sostiene ogni cammino di conversione.
Nella liturgia della Parola di oggi possiamo trovare due esempi particolarmente significativi della “conversione” che Gesù è venuto a realizzare nell’umanità. Il primo lo vediamo nella chiamata dei primi discepoli: grazie alla luce che è Cristo, quattro persone (Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni) riescono a intravvedere il senso della propria vita al di là delle reti e delle barche, del pesce e delle pescherie di Cafarnao. C’è un’altra pesca che sta iniziando. Il Messia cerca collaboratori, uomini disposti a gettare con lui la rete per raccogliere tutti gli uomini nella comunità di Dio.
La sottolineatura che fa l’evangelista: “Ed essi subito lasciarono le reti... lasciarono la barca...” non vuol altro che significare il cambiamento totale di ogni prospettiva di vita che investe chi incontra seriamente il Signore Gesù e rilancia a noi l’interrogativo su quanto seriamente noi stessi abbiamo scelto e seguiamo questo Signore.
Il secondo esempio di conversione lo troviamo nella seconda lettura, all’inizio della quale S. Paolo scrive ai cristiani di Corinto: “Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d’intenti” (1Cor 1,10), dopo di che passa ad esaminare il problema dello scandalo delle divisioni che esistevano nella comunità cristiana di Corinto, richiamando con forza la morte di Cristo ed il battesimo ricevuto dai cristiani di Corinto come motivi stringenti per coltivare l’armonia e il vivere fraterno all’interno della comunità. Papa Francesco richiama spesso la necessità che ogni comunità cristiana sia missionaria, aperta alle periferie. Ma una comunità cristiana autentica, vera e fraterna è il luogo assolutamente necessario per una testimonianza credibile del messaggio evangelico. Nessuna perfezione individualistica, nessuna opera per quanto nobile da una parte, come nessun isolazionismo, nessuna azione in contrapposizione all’agire comunitario dall’altra potrà mai essere sorgente di una testimonianza credibile e autentica. Costruire una comunità cristiana con la ricchezza di relazioni buone e positive all’interno di essa è altrettanto e forse anche più necessario della cura di una formazione personale non aperta all’agire comunitario. Comprendiamo pertanto come chi provoca divisioni, chi alimenta rancori e contrapposizioni, chi ritiene più importante affermare la propria posizione e il proprio ruolo deturpa la faccia della Chiesa e le impedisce di essere trasparenza leggibile della presenza del Signore. Convertirsi allo spirito comunitario è pertanto assolutamente necessario anche per una autentica vita cristiana personale.
Preghiamo perché Cristo che è la luce, illumini tutti i cristiani e tutti gli uomini.

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