Il Fatto di Bruno Fasani
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Pericolosi delinquenti protetti dall’anagrafe

Può darsi che confinare le baby gang nel Napoletano sia un metodo veloce per sgravarsi la coscienza, tanto là, con la scusa della camorra, si finisce per credere che in qualche maniera tutto sia logico e consequenziale...

Parole chiave: Baby Gang (5), Il Fatto (417), Bruno Fasani (325)

Può darsi che confinare le baby gang nel Napoletano sia un metodo veloce per sgravarsi la coscienza, tanto là, con la scusa della camorra, si finisce per credere che in qualche maniera tutto sia logico e consequenziale. In realtà, sappiamo benissimo che non è così, perché ormai non c’è angolo del Paese che non ne sia infetto. Da Napoli a Torino, da Reggio Emilia a Verona tanto per fare qualche nome, la patria dei poeti, santi e navigatori si trova a dover fare i conti con generazioni che crescono sempre più simili agli animali della foresta. Incolte, senza orizzonti spirituali, incapaci di navigare, se non compulsivamente sul computer. Ragazzi violenti, che giocano con la vita altrui, causandone anche la morte, come è accaduto in Puglia, dove un anziano viene buttato a mare, giusto per divertirsi. O come succede nel Veronese dove si brucia un uomo, sconfitto dalla vita e colpevole di dormire sui cartoni dentro un’auto senza vetri. Si uccide così, perché anche questo regala emozioni. Così come le regala piantare un coltello nel corpo di un coetaneo o spappolare la milza al primo che passa, solo perché ha incrociato il gruppo sbagliato nel momento sbagliato.
Cari lettori, a costo di sembrarvi impietoso, vi dico da subito che non dirò più poverino. L’anagrafe ci frena dal chiamare questi ragazzi col loro nome, ma nei fatti sono dei delinquenti. E loro sanno perfettamente di esserlo, a dispetto dei genitori che li beatificano, così come sanno che la minore età li mette sotto una campana di vetro che li rende impunibili a dispetto dei crimini che compiono.
Difronte a questi fenomeni viene da chiedersi di chi sia la colpa. Di tutti, cari lettori. Ma non indistintamente giusto per picchiare duro sul materasso del qualunquismo. È colpa dei genitori prima di tutto. Basta con questa menata della colpa dello Stato, dei preti, della politica, della scuola… Chiediamo alle famiglie: dove va tuo figlio? Chi frequenta? Cosa fa quando è fuori? Che stile ha in casa? Di cosa si parla tra voi? Quante volte avete parlato in casa di questi orrori che si consumano tra bulli? Che insegnamenti gli passate? In definitiva: quanto avete il polso di ciò che è vostro figlio? E ancora: quali insegnamenti morali gli avete trasmesso, oltre a garantirgli le braghe coi buchi e l’iPhone di ultima generazione? E come reagite se qualcuno viene a dirvi che vostro figlio ne ha combinata una di grosse o se a scuola i professori vi dicono che non riescono più a gestirlo?
Poi la colpa va cercata anche nei media. Sono cresciuto a Rin Tin Tin e a Marcellino pane e vino. Oggi si va da Gomorra a film dove per via di sangue si fa concorrenza all’Avis. E cosa volete che imparino? Tengo per ultima la politica. Mi viene il riflusso a sentire le promesse elettoralistiche di questi giorni. Non c’è un cane che parli di come aiutare le famiglie, di come togliere un po’ di violenza nella società e tra le mura di casa. Tutti a raccontarci che avremo le tasche piene di euro perché ci taglieranno le tasse. Balle, per riempirsi le loro di tasche. E intanto però, i baby poverini, coi soldi di papà si preparano a governare l’Italia del futuro, massacrando per gioco chi incontrano per strada.

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