Il Fatto di Bruno Fasani
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Per sfoltire le carceri si allargano le maglie

Sold out. Tutto esaurito, come va di moda dire di questi tempi, quando non si trova più neanche un posto per vedere il concerto del cantante del cuore. Mi sa che d’ora in avanti questo cartello dovremo appenderlo anche davanti alle 190 carceri italiane dove stanno pigiati 58mila detenuti...

Parole chiave: Il Fatto (417), Carcere (7), Sovraffollamento (1), Bruno Fasani (325)

Sold out. Tutto esaurito, come va di moda dire di questi tempi, quando non si trova più neanche un posto per vedere il concerto del cantante del cuore. Mi sa che d’ora in avanti questo cartello dovremo appenderlo anche davanti alle 190 carceri italiane dove stanno pigiati 58mila detenuti. Almeno ottomila di troppo rispetto alla capienza prevista che è di circa 50mila persone. E dire che avevamo già provveduto allo sfoltimento, dopo che nel 2013 l’Europa ci aveva dato una multa da leccarsi ancora le ferite.
Troppi dicevamo, anche perché nel frattempo non è che la gente si è messa in riga mettendo la testa a posto. Anzi, nonostante avessero portato a tre anni la pena per la quale non si finiva in carcere, i manigoldi erano cresciuti in maniera esponenziale. In galera non ci va più nessuno, dice la gente, esasperata. E a pensarla così son finiti anche gli stessi delinquenti. Provate a chiederlo a poliziotti e carabinieri, che beccano la gente con le mani nel sacco e il giorno dopo se li ritrovano davanti, sorridenti e sfottenti, come se nulla fosse successo.
Per tornare al tema del sovraffollamento, ti viene da pensare che uno Stato che voglia dirsi civile avrebbe almeno due soluzioni. La prima, quella più sbrigativa, sarebbe di costruire delle nuove carceri. Non è il massimo, ma garantirebbe condizioni più dignitose a chi si trova a riparare ai guasti fatti nella vita. La seconda sarebbe invece più consona all’idea della pena, intesa come possibilità di riscatto. Si tratterebbe, in definitiva, di collocare i detenuti con reati minori o che hanno scontato la maggior parte della pena, in comunità o cooperative in cui possono esercitare dei lavori che li aiutino a prendere coscienza del proprio valore ed anche a reinserirsi progressivamente nella società da cittadini responsabili. Questa era una idea cara a don Oreste Benzi, il santo don Oreste, il quale ripetutamente s’era rivolto ai ministri della Giustizia dell’epoca per suggerire questa soluzione. Oltretutto questa scelta consentirebbe notevolissimi risparmi per lo Stato, essendo le spese per la conduzione di un carcere assolutamente onerose.
Ci sarebbe anche una terza soluzione, a dire la verità, e cioè consegnare ai Paesi di provenienza gli stranieri che commettono reati qui da noi. Ma questa soluzione viene vista da qualcuno come soluzione di destra e perciò politicamente scorretta. Comunque sia nessuna di queste ipotesi viene considerata dal ministro Orlando il quale, a giorni, approverà la riforma prima dell’insediamento del nuovo governo. Non sto a descrivervi i dettagli di questa riforma. Ve la sintetizzo dicendo solo che verrà innalzato a quattro anni il tetto della pena per la quale non si andrà più in galera, così come uscirà di prigione chi avesse ancora da scontare quattro anni. Nessuno è così sadico da voler infierire su chi ha sbagliato, ma nessuno è così sprovveduto da non prevedere quello che ci troveremo davanti di qui a poco.

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