Il Fatto di Bruno Fasani
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Per lei niente gita perché autistica: ci sono malattie più gravi di quelle fisiche

Legnano, provincia di Milano. Terre socialmente evolute e mentalmente aperte. Almeno così si pensa. Al massimo qualche rigurgito leghista, christianly incorrect, ma solo per denunciare l’invasione degli stranieri, quelli che rubano il pane e le case agli italiani. Peccato che il cristianamente scorretto qualche volta si spinga anche tra le mura popolate dai nostrani...

Parole chiave: Il Fatto (417), Bruno Fasani (325), Autismo (8)

Legnano, provincia di Milano. Terre socialmente evolute e mentalmente aperte. Almeno così si pensa. Al massimo qualche rigurgito leghista, christianly incorrect, ma solo per denunciare l’invasione degli stranieri, quelli che rubano il pane e le case agli italiani. Peccato che il cristianamente scorretto qualche volta si spinga anche tra le mura popolate dai nostrani. L’ultimo episodio è accaduto in una classe della terza media. La gita di fine anno prevede che si arrivi fino a Mauthausen, monumento alla ferocia nazista. Là i ragazzi potranno rendersi conto a quale punto di abiezione porti il cuore umano quando si cominciano a catalogare le persone in caste di valore decrescente. Tutto bene ma… C’è un ma. In classe è presente una ragazza autistica. Anche lei aspetta questo momento. Anzi, come afferma chi la conosce, proprio non sta più nella pelle dalla voglia di andare. Dicono gli esperti che proprio chi è affetto da questa patologia sente maggiormente il bisogno di esplorare il mondo. Anna, la chiameremo così, non ha fatto però i conti con le compagne di classe, le quali, con un tam tam degno di una caccia all’untore portata avanti su whatsapp, decidono che nessuna di loro accetterà di andare in stanza con lei. Eppure Anna non presenta alcun problema particolare di socializzazione e di autonomia. Frequenta anche gli scout, dormendo in tenda con i propri compagni. E allora perché tanto ostinato rifiuto?
Il Ministero della Pubblica Istruzione, informato dei fatti, ha sospeso la gita e ha inviato degli ispettori. Qualche genitore ha minacciato di denunciare la famiglia di Anna per aver fatto saltare la visita culturale  ed aver attirato un cono di pubblicità sgradevole su scuola e famiglie delle alunne. Ma si tratta di un espediente vecchio come il cucco, quello di fare la voce grossa per intimorire la controparte, quando si ha torto marcio. Il quale torto qualcuno vorrebbe farlo ricadere sulle ragazze della scuola, proponendo per loro severi provvedimenti disciplinari per il gesto di bullismo.
Ma qui, da punire, se mai il verbo è quello più adeguato, ci sono solo gli adulti, quelli che dovrebbero fare gli educatori e che stanno invece dimostrando di avere cartucce dalle polveri bagnate. Che senso ha portare i ragazzi a Mauthausen per toccare con mano l’inciviltà e l’intolleranza umana, se non si è riusciti a spiegare loro che l’inciviltà e l’intolleranza vivono nei comportamenti da piccoli bulli maleducati praticati al loro interno? E che educazione sarà mai quella di genitori che dovrebbero educare al senso civile, alla tolleranza e al senso di alterità, se poi non sono in grado di convincere i propri figli che una compagna autistica non è né uno sgorbio di natura, né una pericolosa infettatrice? Genitori dalla vista corta, quella che impedisce di vedere che la malattia dei loro figli, dalle gambe sane e dal fisico perfetto, è in realtà più grave e deleteria di una patologia catalogata dalla scienza medica.

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