Il Fatto di Bruno Fasani
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Ma chi è davvero l’uomo? La Pasqua ce lo insegna

Dire Ecce Homo, così come abbiamo sentito in questi giorni e tante volte sulla bocca della gente è dire della situazione di un povero Cristo, messo piuttosto male. Ma basta non fermarsi alla scorza delle parole per cogliere la valenza di questa affermazione...

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Dire Ecce Homo, così come abbiamo sentito in questi giorni e tante volte sulla bocca della gente è dire della situazione di un povero Cristo, messo piuttosto male. Ma basta non fermarsi alla scorza delle parole per cogliere la valenza di questa affermazione. Sappiamo che l’espressione è uscita dalla bocca di Pilato, durante il processo al Nazareno. Ecco chi è l’uomo che mi avete consegnato, afferma perentorio, restituendo Gesù ai suoi aguzzini. Ed è evidente l’irridente sarcasmo che accompagna le parole del potente politico. Mi avete consegnato un prigioniero, mi avete detto che era osannato ovunque, che era il nuovo re d’Israele... Bene, guardatelo e rendetevi conto di chi è questa persona. Il nulla. Perfino brutto da guardare. Ecco chi è l’uomo, Ecce Homo.
Ma c’è una seconda lettura che possiamo fare di questa scena, ponendoci una domanda a bruciapelo: ma chi è davvero la creatura umana? Ed è ancora nel dramma che si consuma davanti a Pilato che è possibile abbozzare una risposta. L’uomo è un essere pensante capace di infinito, nel bene e nel male. Ecco chi è l’uomo. Capace di un amore senza misura, ma anche di imbarbarirsi nei meandri della brutalità. Ed è in questa seconda lettura che si invertono i ruoli tra Gesù e Pilato, dove l’infinito di quest’ultimo si esaurisce nella brama di potere senza più regole né morale e nell’indifferenza per la sorte di un giusto, lasciando il posto all’infinito di un uomo, il Nazareno, che muore perdonando a chi gli ha fatto del male.
Se mai questa lettura può diventare una metafora di quanto accade nel mondo ancora oggi, basterà spingersi alla frontiera con la vicina Francia. Non ce l’ha fatta la giovane nigeriana di 31 anni respinta a Bardonecchia dalla polizia francese. Malata e incinta di un bambino è stata rimandata indietro, come un pacco al mittente. Ha partorito una creatura di 700 grammi, poi come una pianta d’agave che muore dando vita ai nuovi germogli, ha chiuso gli occhi per sempre. Ma è difficile non cogliere in questa scena l’ombra di Pilato, nascosta dentro una cultura che ormai ci ha reso convinti che se non avessimo tanti poveri tra i piedi vivremmo tutti meglio e più felici.
Ma non sempre è così, per fortuna.  Benoit Ducos, francese del Briançonnais, è indagato per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, reato che potrebbe costargli fino a 5 anni di carcere. La sua colpa è aver caricato un’immigrata, mentre camminava sprofondata nelle nevi dell’Alta Valsusa in preda alle doglie del parto. L’ha messa in auto e l’ha portata al più vicino ospedale. Ora rischia la galera. Benoit in francese sta per Benedetto. E mai nome ci è sembrato più appropriato per indicare la grandezza di un uomo. Magari qualche Pilato se lo porterà davanti a un giudice, di quelli che hanno potere e legge dalla loro parte. A noi basta l’infinito del suo animo, per sapere a quale Ecce Homo vogliamo ispirarci.

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