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Non vai a prendere il figlio a scuola? Rischi la denuncia

Mamma mia, che rischi mi sono preso inconsapevolmente da bambino, quando uscivo da scuola da solo al termine delle lezioni e percorrevo un tratto di strada a piedi fino al posto di lavoro di chi mi avrebbe portato a casa.

Parole chiave: Denuncia (1), Editoriale (377), Alberto Margoni (64), Scuola (90), Figli (10)

Mamma mia, che rischi mi sono preso inconsapevolmente da bambino, quando uscivo da scuola da solo al termine delle lezioni e percorrevo un tratto di strada a piedi fino al posto di lavoro di chi mi avrebbe portato a casa. Ci pensavo – ridendoci un po’ su – in questi giorni leggendo la comunicazione inviata ai genitori e agli alunni di una scuola secondaria di primo grado (quella che un tempo si definiva “media inferiore”) di Roma nella quale si informava che dal prossimo 23 ottobre gli alunni “dovranno essere presi in consegna dai genitori affidatari o da persone da questi delegati”. E, in caratteri maiuscoli: “Non saranno prese in considerazione autorizzazioni o liberatorie all’uscita autonoma degli alunni”. Di seguito tutta una serie di indicazioni su orari delle campanelle, su compilazione e consegna di deleghe, sull’eventualità di ritardi del genitore o della persona delegata (necessariamente maggiorenne), fino alla possibilità che “nel caso in cui nessuno dei genitori sia rintracciabile il personale di Segreteria provvederà a contattare le autorità di Pubblica Sicurezza (Carabinieri o Polizia di Stato) per affidare loro l’alunno…”. Insomma, se papà e mamma lavorano e non hanno un parente cui delegare il ritiro del figlio, o incaricano un altro genitore oppure assoldano una baby-sitter.
E se un alunno sbadato avesse dimenticato in classe un quaderno o un libro? “Una volta fuori dall’edificio nessun alunno può rientrare, per nessun motivo”, ha decretato il dirigente scolastico. Segue una lunga nota di chiarimento con citazioni di sentenze e ordinanze del tribunale, fino alla menzione dell’art. 591 del Codice penale sull’abbandono di minore di anni 14.
Doverosa l’esigenza suprema di salvaguardare l’incolumità dell’alunno affidato all’istituzione scolastica, ma in questa direttiva leggo quasi ancor più evidente la volontà di tutelare la scuola e il personale da ogni possibile controversia legale.
E che ne sarà di quegli impavidi studenti che sinora alle lezioni andavano a piedi per conto loro? Secondo i dati Istat del 2014, poco meno di un ragazzo su due (il 42,5%) va alle medie da solo. E allargando la fascia d’età dagli 8 ai 14 anni il dato scende a un comunque significativo 30,3%, quasi uno studente su tre, differenziato tra piccoli comuni (42,6%) e grandi città (22,4%, cioè quasi uno su quattro).
La soluzione ottimale? Più pedibus per tutti (purché alla fermata ci sia un genitore).

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