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In cammino sì ma sull’acqua

Volare e camminare sulle acque. I sogni dell’uomo incarnati dalla figura mitologica di Icaro e da quella storica di Gesù di Nazareth...

Parole chiave: The Floating Piers (1), Lago Iseo (1), Christo (2), Editoriale (380), Alberto Margoni (64)

Volare e camminare sulle acque. I sogni dell’uomo incarnati dalla figura mitologica di Icaro e da quella storica di Gesù di Nazareth. Quanto al primo una decina di giorni fa un padovano si è schiantato sul Monte Bianco dopo un lancio con la tuta alare; invece il secondo sogno sta appassionando centinaia di migliaia di persone che sul lago d’Iseo stanno sperimentando “The Floating Piers” (letteralmente: i pilastri di galleggiamento), un’installazione artistica ideata dal bulgaro Christo consistente in speciali passerelle galleggianti che, per tre chilometri, collegano il paese di Sulzano a Montisola e all’isola di San Paolo. Quest’opera rientrerebbe tra i dieci eventi imperdibili del 2016 su scala mondiale. A nemmeno 100 chilometri di auto da Verona. Una di quelle cose per le quali poter dire con vanto: «Io c’ero», magari corredando l’affermazione con un selfie. E per invogliare ancor più i visitatori – che non devono neppure pagare un biglietto d’ingresso, ma solo armarsi di infinita pazienza e di crema solare q.b. – l’81enne artista ha sentenziato: «Solo una volta nella vita camminerete sulle acque per 16 giorni e non ci sarà mai più un altro Floating Piers nel mondo dopo il 3 luglio». Amen.
Di certo non si va semplicemente ad ammirare un’opera “d’arte”, quanto piuttosto si compie un’esperienza multisensoriale sulle placide acque del Sebino, dove si uniscono cielo, terra, aria e acqua, su una passerella colore del fuoco. Con qualche contrattempo, dovuto ad interventi di manutenzione straordinaria con limitazione degli accessi. Qualcuno potrebbe obiettare: che differenza c’è dal trovarsi in via Mazzini nel cuore dell’estate, all’ora di punta, tra orde di turisti? E per di più senza poter neppure rifugiarsi in un bar, all’ombra e (a chi piace) con l’aria condizionata sparata a palla.
Ma vuoi mettere! Qui siamo su un’installazione che richiede non una visione, un giudizio estetico ma solo il coinvolgimento di sé con lo spazio: dalla lunga attesa per salirci, al togliersi le scarpe per incamminarsi scalzi verso l’isola… che c’è (anzi, sono addirittura due).
I critici, che di professione criticano, l’hanno definita «una passerella verso il nulla» (Sgarbi) e «una festa paesana, una forma di divertimento come la donna cannone» (Daverio). Insomma: nulla a che vedere con l’arte, caso mai una riuscita operazione di comunicazione.
Tra qualche giorno per un bilancio, oltre agli abitanti e agli esercenti lacustri, sarebbe utile sentire… i pesci. Nel frattempo… acqua in bocca.

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