Editoriale
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Immersa nella realtà, animata dalla carità

Il discorso introduttivo di papa Francesco ai vescovi riuniti in Vaticano per l’assemblea generale della Cei (non pronunciato, in quanto il Pontefice ha preferito dialogare con i pastori, ma consegnato loro al termine dell’incontro e reso pubblico) costituisce una sintesi estremamente limpida e non solo metodologica ma prospettica di una Chiesa che ha nella sinodalità, cioè nel camminare insieme, una caratteristica essenziale...

Parole chiave: Assemblea Generale (1), Editoriale (380), Alberto Margoni (64), Papa Francesco (112), Cei (19)

Il discorso introduttivo di papa Francesco ai vescovi riuniti in Vaticano per l’assemblea generale della Cei (non pronunciato, in quanto il Pontefice ha preferito dialogare con i pastori, ma consegnato loro al termine dell’incontro e reso pubblico) costituisce una sintesi estremamente limpida e non solo metodologica ma prospettica di una Chiesa che ha nella sinodalità, cioè nel camminare insieme, una caratteristica essenziale.
Ma perché il cammino sia fecondo, occorre anzitutto riconoscere e superare le “chiusure e resistenze”, ovvero le infedeltà che bloccano, per lasciarsi “scuotere, purificare e consolare” dal Signore. Francesco, ispirandosi alle Lettere alle Chiese che aprono il testo dell’Apocalisse, propone brevi spunti ed efficaci suggestioni che possono costituire un ottimo esame di coscienza non solo per i ministri ordinati ma per tutti, in primis per chi svolge un servizio ecclesiale. Tra gli elementi che rallentano e impediscono il cammino si segnalano il venir meno dell’entusiasmo, la stanchezza, la paura del futuro. Come pure il tentativo di conciliare il Vangelo con logiche mondane che mirano al potere e al successo. Non meno perniciosa è la tentazione di fuggire dalla realtà approdando in uno spiritualismo disincarnato che riduce il Cristianesimo “a una serie di principi privi di concretezza”. Già nell’Evangelii Gaudium Francesco aveva evidenziato che “la realtà è superiore all’idea”. Anche l’apparenza, l’esteriorità, il condizionamento delle mode e dei giudizi altrui costituiscono una seduzione. Occorre invece lasciarsi “mettere in discussione dalla carità”. Così pure, dinanzi alle deviazioni del mondo e della società, risulta inadeguata la prospettiva di rinchiudersi a difesa dei propri principi e valori perché non ne risultino contaminati. “Anche il miglior lievito da solo rimane immangiabile”, osserva il Papa. Da qui la necessità di mescolarsi alla “città degli uomini”, favorendo l’incontro tra culture diverse, mossi dall’impegno per il bene comune. L’insidia più grande rimane quella della tiepidezza del compromesso, dell’indecisione calcolata, dell’ambiguità che porta a dimenticare che la grazia è stata conquistata da Cristo a caro prezzo, con la morte in croce. La Chiesa, guidata dallo Spirito e purificata dal Signore che “non punta mai a deprimerci”, è chiamata ad entrare con audacia e coraggiose scelte profetiche nelle situazioni che “disturbano”, annunciando il Vangelo “che si irradia innanzitutto con la carità”.

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