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Ikea, una storia che ci riguarda

Si fa un gran parlare in questi giorni intorno alla scomparsa di Ingvard Kamprad, diventato famoso come il signor Ikea. Le lodi si sprecano: grande imprenditore, innovatore, un genio dei nostri tempi capace di inventare un nuovo settore di  mercato; e negli anni è rimasto al passo con i tempi senza perdere l’identità...

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Si fa un gran parlare in questi giorni intorno alla scomparsa di Ingvard Kamprad, diventato famoso come il signor Ikea. Le lodi si sprecano: grande imprenditore, innovatore, un genio dei nostri tempi capace di inventare un nuovo settore di  mercato; e negli anni è rimasto al passo con i tempi senza perdere l’identità. Al di là dell’impero industriale e commerciale che ha creato dal nulla, ha dimostrato una grande abilità anche con le alchimie finanziarie. La sua azienda, o meglio le sue aziende, non sono quotate in Borsa e in definitiva poco si sa sulla esatta consistenza dei suoi capitali. Di certo è stato uno dei più ricchi al mondo. Non solo “compensato e bulloni” dunque, ma anche genio imprenditoriale e scaltrezza finanziaria.
Umanamente l’intelligenza dell’uomo si è dimostrata mantenendo un profilo basso, uno stile di vita umile, più simile a quello dei suoi operai piuttosto che dei dirigenti. Un personaggio sui generis: non si è montato la testa e ha seguito regole ben precise e “vincenti”.
Tutto questo sarà vera gloria? La filosifia Ikea, basata su praticità, economicità, e fai da te che cosa rappresenta per noi? Mi metto per un momento nei panni di un cittadino di Cerea o Bovolone ­– nostri territori del comparto del mobile, oggi in crisi  –: che cosa pensa quando vede quello stemma giallo con la scritta blu “Ikea”? Come prima cosa: ci arredo la cameretta dei bambini, così spendo poco e se tra due anni è distrutta, poco male, ne prendo un’altra. Vale a dire: non esistono più beni durevoli, anche un armadio può avere la stessa aspettativa di vita di un paio di scarpe. Magari ci ammobilio la casetta in montagna o al mare per i fine settimana e pazienza se mi devo adattare a soluzioni provvisorie. Ecco lo stile Ikea: cose “fresche”, leggere, non impegnative, certamente provvisorie, ma non come quelle cinesi... C’è anche una garanzia di sostenibilità ambientale certificata. Con Ikea tutti ci sentiamo dei creativi, con poco diventiamo stilisti. Amici del pianeta e anche un po’ “nordici”.
Secondo pensiero: ecco quelli che hanno decretato il de profundis del nostro comparto del mobile – non certo degli amici –. Competere con loro è molto difficile per chi non sa proporre  soluzioni di alto livello. Il prodotto artigianale made in Italy però è un’altra cosa, resta ancora vincente quando si va alla ricerca della qualità.
E il design italiano quale futuro avrà? C’è chi crede che diventerà sempre più raro perché la standardizzazione uccide il piccolo artigianato e anche i nostri gusti.

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