Condiscepoli di Agostino
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Educare alla spiritualità ecologica

Il capitolo sesto della enciclica Laudato si’ è così intitolato: “Educazione e spiritualità ecologica”. Mi sono permesso di ritradurne il senso profondo in: “Educare alla spiritualità ecologica”. Il termine spiritualità non va passato in sordina. È un termine che dice di più di cultura ecologica...

Il capitolo sesto della enciclica Laudato si’ è così intitolato: “Educazione e spiritualità ecologica”. Mi sono permesso di ritradurne il senso profondo in: “Educare alla spiritualità ecologica”. Il termine spiritualità non va passato in sordina. È un termine che dice di più di cultura ecologica. La cultura evoca riferimento alla mente e all’agire consequenziale. Spiritualità evoca riferimento alla relazione con Dio, mediante lo Spirito che è in noi e alle sue conseguenze morali.
Il Papa ammonisce l’umanità intera sulla necessità di riorientare la propria rotta al fine di far crescere e maturare “la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti” (Ls 202). E focalizza subito la sua ammonizione sul nucleo della questione: il consumismo ossessivo. Infatti “il mercato tende a creare un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti” (Ls 203). Di conseguenza, la gente se ne lascia travolgere: “Le persone finiscono con l’essere travolte dal vortice degli acquisti e delle spese superflue” (ivi). Il testo cita in proposito un grande pensatore cristiano, nativo di Verona, Romano Guardini, il quale osserva che alla fin fine gli uomini si lasciano plagiare dalle forme consuete della vita imposte, al punto da ritenerle persino ragionevoli e giuste. L’enciclica prosegue nel focalizzare un dato psicologico: proprio nella possibilità di accedere ai beni del consumismo l’uomo si stima libero. Di conseguenza, “l’umanità postmoderna non ha trovato una nuova comprensione di se stessa che possa orientarla, e questa mancanza di identità si vive con angoscia. Abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachitici fini” (Ls 203).
Il paragrafo 204 non teme di presentarsi alquanto severo nella sua analisi dell’oggi, purtroppo realistica. Merita di essere preso in attento esame. Anzitutto il Papa rileva i mali preoccupanti dell’oggi: “La situazione attuale del mondo provoca un senso di precarietà e di insicurezza che a sua volta favorisce forme di egoismo collettivo. Quando le persone diventano autoreferenziali e si isolano nella loro coscienza, accrescono la propria avidità” (Ls 204). E ne specifica la ragione che non ci resta che condividere: “Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare” (ivi). Le conseguenze si possono immaginare, lasciando tuttavia almeno gli educatori in stato di seria preoccupazione. Ne segnala principalmente tre: “In tale contesto non sembra possibile che qualcuno accetti che la realtà gli ponga un limite. In questo orizzonte non esiste nemmeno un vero bene comune [...]. Le norme saranno rispettate solo nella misura in cui non contraddicono le proprie necessità” (ivi). A questo punto, papa Francesco paventa persino “catastrofi derivate da crisi sociali, perché l’ossessione per uno stile di vita consumistico, soprattutto quando solo pochi possono sostenerlo, potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca” (ivi). Dopo aver presentato un orizzonte così fosco, papa Francesco, proprio in forza della speranza cristiana, rilancia però le potenzialità di rigenerazione che ogni cuore umano ritrova in sé e che soprattutto il cristiano è chiamato a far sprigionare da sé per la custodia e la valorizzazione del creato.

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