Cinema
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Sulla scuola un film da matita blu

Classe Z
(Italia, 2017)
regia: Guido Chiesa
con: Alessandro Preziosi, Andrea Pisani, Enrico Oetiker, Greta Manchi, Alice Pagani
durata: 100’

Parole chiave: Classe Z (1), Sul grande schermo (18)
Sulla scuola un film da matita blu

I confronti possono essere impietosi, a volte, ma purtroppo anche irrinunciabili. In quel vero e proprio sottogenere che è il cinema di ambientazione scolastica in queste settimane sono usciti sia questo film di produzione italiana che una serie tv (non in sala, ma ormai anche le produzioni televisive o per il web fanno parte a pieno titolo della cultura per immagini in movimento) americana.
Potremmo dire che la partita finisce 13-0, oppure che tra i due racconti la qualità va dalla A alla Z. Fuor di battuta: il film italiano racconta di una classe dell’ultimo anno di un liceo, formata di elementi particolarmente turbolenti e scansafatiche, che il preside (Alessandro Preziosi) pensa bene di relegare tutti insieme come casi disperati senza possibilità di successo alcuno. Tenta di riscattarli il professor Andreoli (Andrea Pisani), che si ispira anche troppo esplicitamente all’insegnante Keating interpretato da Robin Williams ne L’attimo fuggente (1989) di Peter Weir.
L’idea di partenza non sarebbe nemmeno stata malvagia, se ne fosse seguito un adeguato sviluppo nella sceneggiatura e nella messa in scena. Purtroppo, come capita troppo spesso nel cinema italiano, la scelta è stata quella di volgere le vicende in commedia, limitandosi a tratteggiare qualche bozzetto di vita scolastica e quotidiana; a definire i personaggi senza particolari approfondimenti psicologici, dal bulletto alla narcisista, dal depresso al troppo estroverso; a non fare un minimo di analisi critica sulle cause di tanto disamore per la scuola e per la cultura.
Al confronto la serie tv, in onda su una delle più famose piattaforme specializzate sul web, appare un capolavoro di approfondimento e cura dei dettagli. Si intitola Tredici (in originale 13 Reasons Why) ed è stata scritta, benissimo, da Brian Yorkey. Racconta di una scuola di pari livello negli Stati Uniti nella quale è avvenuto il suicidio di una delle studentesse, che ha lasciato ai suoi compagni su tredici lati di audiocassette la spiegazione del suo gesto.
Se il cinema italiano si convincesse a uscire dal generone romanesco nel quale vengono confinate troppe produzioni (magari anche per ragioni economiche e produttive, ma un pochino più di fantasia e coraggio non guasterebbero), forse il gap con le produzioni anglosassoni potrebbe essere ridotto.
Per il momento, la serie Z va attribuita a pieno titolo all’ennesimo brutto film.

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