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La cronaca nera sconfina nella favola

Sicilian Ghost Story
(Italia, 2017)
regia: Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
con: Julia Jedlikowska, Gaetano Fernandez, Corinne Musallari, Andrea Falzone
durata: 120’
Valutazione Cnvf:  complesso/problematico/dibattiti

Parole chiave: Sicilian Ghost Story (1), Ridolfi (1), Sul grande schermo (18)
La cronaca nera sconfina nella favola

Nell’insopportabile alluvione di commedie tutte uguali ogni tanto il cinema italiano propone qualche titolo interessante e, come nel caso di Sicilian Ghost Story, felicemente inatteso.
Inatteso perché sceglie di raccontare una situazione assai drammatica – nella vicenda riecheggiano i terribili fatti di cronaca che portarono al rapimento e all’omicidio per mano di mafia del giovanissimo Giuseppe Di Matteo – facendo ricorso ad elementi che sconfinano nel fantastico.
Il fantastico è linguaggio scarsamente frequentato dal cinema italiano, vuoi per un antico pregiudizio culturale che ha origine dalle rigide distinzioni operate da intellettuali sia liberali che marxisti, che lo consideravano di secondaria importanza; vuoi per limiti economici e produttivi.
L’avvento del digitale, che in questo senso ha permesso di contenere i costi, e una certa emancipazione culturale, tuttavia non ancora completata, sono le premesse per avere finalmente la possibilità di apprezzare anche opere di questo genere.
I protagonisti sono i ragazzini, che forse non salveranno il mondo, ma che certamente offrono la possibilità di uno sguardo originale e non viziato da pigrizie e banalità com’è spesso quello degli adulti.
Luna, giovanissima siciliana, e Giuseppe, che ha padre compromesso con la malavita e madre svizzera, sono amici per la pelle, nonostante la contrarietà dei genitori del ragazzo. Quando Giuseppe scompare, Luna si mette alla sua ricerca, contro tutto e contro tutti, nella convinzione di poterlo ritrovare vivo.
Sono queste, le fasi della ricerca, le parti più interessanti e convincenti di un film apprezzabilissimo. Il confine tra la realtà oggettiva e l’immaginazione della protagonista è sempre molto sfumato, incerto, impalpabile, proprio perché la verità che si sta cercando di portare a galla è sfuggente e invischiata in mille silenzi e omertà.
Il bosco, le caverne, l’acqua, gli animali: elementi primordiali di racconti che affondano le loro radici nel mito e nella fiaba e che qui vengono utilizzati con sapienza e grande capacità di scrittura dai due registi, per costruire una serie di passaggi coinvolgenti ed emozionanti.
Parlare di cose gravi trattandole con coraggio e poesia: un’operazione davvero riuscita.

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